Un'anteprima da cani - Le 50 sfumature di Anderson


Ho partecipato ad un evento stupendo. È successo giovedì sera a Torino, la mia città, quel gioiellino piemontese in cui il cinema sopravvive, arrancando, grazie alla passione di piccole grandi persone. In occasione dell'uscita del nuovo film di Wes Anderson, lo storico Cinema Massimo ha organizzato una serata in cui i protagonisti erano proprio loro, i cani. 25 cani di ogni razza e misura erano infatti i benvenuti all'anteprima del suo nuovo film, un'anteprima speciale, rigorosamente in versione originale, completamente gratuita, alla quale era concessa l'entrata ai nostri amici a quattro zampe. In sala erano inoltre presenti un'associazione torinese di pet terapist, che ha contribuito ad organizzare l'evento, un veterinario, uno studente esperto della tecnica d'animazione stop-motion e tutti i confort per i nostri amici, crocchette, acqua, luci soffuse e volume più basso del solito. Ma non è tutto, davanti al cinema è stato allestito un mini set fotografico in cui scattare una foto ricordo con il proprio amico, ricevendo anche un attestato di partecipazione. Il risultato è stato ineccepibile, come ogni loro evento. I cinema d'essai del centro, ancora una volta, si confermano un'eccellenza.


Ma com'era il film? Ormai lo sapete che per Wes ho un debole. Era dal 2015, ovvero da Grand Budapest Hotel, che aspettavo il suo ritorno, e torna dopo ben nove anni, dall'uscita di Fantastic Mr. Fox, a dirigere un'animazione, di nuovo stop-motion, di nuovo qualcosa di memorabile. 
Siamo nel Giappone del 2037 a Megasaki City. Una nuova epidemia canina sta dilagando in città ed il sindaco Kobayashi decide di deportare tutti i cani nell'isola dei rifiuti. Ma Atari, il nipote del sindaco, parte per l'isola alla ricerca del suo cane Spots, opponendosi alla sua tirannia.

La mia più grande preoccupazione è che fosse arrivato il momento in cui Wes sbagliasse. Seduta sulla poltroncina blu, prima dell'inizio, avevo il sentore che qualcosa non andasse, che Wes mi deludesse, che questa volta non avesse niente da dire. Questo tutto grazie alla mia indole pessimista, modestamente. E invece mi sono trovata davanti al solito Wes, come se gli anni non fossero passati, come se creare un film in stop-motion di questa portata e complessità fosse un gioco da ragazzi. Inutile che vi ripeta la mia ossessione per questa tecnica. Quello de L'isola dei cani è un lavoro magistrale, studiato nei minimi particolari, in cui a spiccare sull'intero lavoro è come sempre la sua regia. 


Campi infiniti, pieni di dettagli, scenografie minuziosamente costruite, coloratissime e complesse intervallati a campi ristrettissimi, spogli, con inquadrature essenziali, simmetriche e non fino a raggiungere l'isteria, questo è da sempre stato Wes, il suo genio ed il suo eccesso di colori, forme e dettagli. Esteticamente penso che sia l'animazione in stop-motion più complessa che abbia mai visto, talmente lavorata da farti entrare completamente nel suo mondo e farti dimenticare della tecnica, che, in film come questo, fa quasi tutto.
Come sempre, però, c'è bisogno di una buona storia da raccontare, e questa volta Wes si presenta più politico di come siamo abituati a vederlo, sfacciato, animalista, e lo fa scegliendo di non dare una voce agli umani, quasi come se, in tutta questa faccenda della deportazione, i veri "cani" fossero gli stessi uomini. In contrapposizione alla denuncia sociale dalla molteplice lettura, c'è un grande omaggio alla cultura giapponese, da sempre passione del regista texano.


Ad impreziosire come al solito il lavoro in sé, tornano a doppiare grandi nomi che spesso gli fanno compagnia nei suoi lavori, voci del calibro di Bryan Cranston, l'immancabile Bill Murray, Edward Norton, l'esordiente regista Greta Gerwig, che conoscerete per il suo Lady Bird, Frances McDormand, Tilda Swinton, Scarlett Johansson, perfino Yoko Ono in persona e tanti altri.
Lo si da per scontato, ma oggi, "grazie" all'era d'oro della televisione, il mondo del cinema fa sempre più fatica ad andare avanti e riesce a farlo grazie a chi ancora fa cinema per la sola passione di farlo, chi ancora sostiene le proprie idee, anche se controcorrente, anche se non molto commerciale. Negli anni Wes si è conquistato il suo pubblico, fedele come il proverbiale migliore amico dell'uomo, ma si sta espandendo, facendosi conoscere e, non lo metto in dubbio, diventando di più facile fruizione, ma pur sempre mantenendo le sue idee. Sarò sempre grata a coloro che fanno cinema mettendoci loro stessi in ciò che creano.

Commenti

  1. Che bello questo evento e che bella Torino, anche se vista di sfuggita.
    Ti invidio più per il pacchetto completo, per la bella esperienza, che per il film in sé. Ammetto a voce bassa, bassissima, che Anderson non fa per me. Avrò visto i film sbagliati ma, diciamolo pure, mi irritano quei toni, quei colori pastello. Anche se mi applico, promesso, e ogni volta ci provo. Ci proverò immancabilmente anche quest'anno, con questo film. ;)

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    1. Ma è più che comprensibile. È uno di quei registi che divide il pubblico, per forza. Perciò non c'è proprio niente da vergognarsi. Per me c'è da vergognarsi sempre quando si giudica senza aver visto, ma se ci si prova, allora ognuno ha le proprie ragioni ed i propri gusti.
      Se un giorno vorrai visitare meglio Torino, sono qui ^^

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  2. Caspita che evento, tuttavia io con tutti quei cani in giro non sarei riuscito ad entrare :D
    Per quanto riguarda il film, lo aspetto tanto e spero non mi deluda come è successo a te ;)

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