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Visualizzazione dei post da settembre, 2016

Anteprima: Café Society

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Bobby, figlio di una famiglia ebrea di New York degli anni '30, decide di andare a Los Angeles per entrare nel mondo del cinema con l'aiuto dello zio. Nella nuova città Bobby conosce Vonnie di cui si innamora perdutamente e che lo aiuta ad entrare nel clima della Café Society alla quale si abitua con non poche difficoltà. Woody ha un po' questo potere magico di riuscire a farti entrare fin dalla prima scena in un'atmosfera unica, luccicante, leggera ed ironica nella quale ci sentiamo cullati. Atmosfera che riesce a sembrare leggera anche in momenti piuttosto movimentati o tesi, aiutato moltissimo da una continua colonna sonora. Quando poi il suo genio si incontra con quello di attori come Jesse Eisenberg , non ce n'è più per nessuno. La scena diventa completamente sua e dei suoi adorabili tic (che, posso confermare, sono suoi e non del personaggio). E' un attore dalle mille risorse che deve ancora trovare il ruolo della sua vita, ma senza dubbio una volta

Viaggio nella storia del cinema: Tre colori - Film blu

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Vedete che ogni tanto nello studiare qualcosa di positivo a volte c'è!  Sto preparando un esame di storia del cinema e questo mi ha dato la possibilità di vedere una dozzina di film che qualsiasi appassionato dovrebbe vedere, quei titoli che hanno fatto davvero la storia del cinema ma che per pigrizia non si ha mai la voglia di guardare. Ad esempio, chi avrebbe mai voglia un martedì sera di accendere la televisione e di guardarsi La corazzata Potemkin ? Credetemi che nemmeno io avevo voglia, d'altronde il titolo più recente della lista era Il pianista del 2002, che per altro avevo già visto, mentre il primo titolo era del 1926. Ciò che ho capito alla fine di questo mezzo supplizio è che amo ancora di più il cinema, e che non bisognerebbe mai precludersi una visione per dei pregiudizi. Per questo motivo ho pensato di dedicare una collana di recensioni a questi famosi titoli , sperando di invogliarvi a guardarli come me per la prima volta con un po' più di contesto st

Alla ricerca di Dory

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Che poi non è nemmeno del tutto giusto chiamarlo Alla ricerca di Dory dal momento in cui nessuno cerca Dory nel vero senso della parola, ma è Dory a cercare i suoi genitori quando un giorno, illuminata da un suo lontano ricordo riaffiorato dal suo classico divagare, ricorda improvvisamente di averli avuti ma di non sapere dove sono. Il titolo è più una scelta di marketing per infondere un senso continuativo al film che ha riportato in sala un sacco di fans ora adulti. Si è parlato talmente tanto di questo sequel negli anni che la mia mente automatica mente ha creato una specie di leggenda metropolitana in merito, al punto da non ricordare più se lo stessero effettivamente facendo o se fosse stato solo un (bel?) sogno. E' stato un po' un parto ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Adesso bisogna capire se ne sia valsa la pena oppure no, se era davvero necessario oppure no. Partiamo col dire che Dory è diventata se non il principale uno dei simboli più importanti di

American Horror Story: Hotel

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Ho un rapporto conflittuale con questa serie. Sono profondamente convinta che sia un prodotto di altissimo livello, con un budget spropositato ed un nome alle spalle che è quasi diventato un marchio a sé, ma che però non utilizza il suo potenziale al massimo delle possibilità. Come sta capitando anche con la sesta stagione in questi giorni, alla partenza di una nuova stagione gli occhi sono tutti puntati sulla serie per la curiosità che indubbiamente riescono a fomentare nel pubblico, ma, una volta iniziata ed essere entrati nel nuovo mondo di Murphy, l'entusiasmo si spegne. Visivamente parlando, soprattutto nel suo genere, è una serie tv che non ha eguali, se non forse per la prima stagione decisamente più contenuta, ma soffre di un enorme difetto recidivo: è composto da troppi episodi . Essendo episodi di 45/50 minuti l'uno, per quanto la storia possa essere intrigata, 12/13 episodi sono un'esagerazione, ed è per questo motivo che io ogni volta che giungo a met

Man in the Dark

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A tre ragazzi che tirano avanti con piccoli furti nelle abitazioni giunge la voce che nella casa isolata di un ex militare venga custodito un vero e proprio tesoro in contanti. Pare che l'uomo, il quale ha perso la vista in guerra, abbia ricevuto quei soldi come risarcimento per l'uccisione della figlia in un incidente stradale. Incuriositi dalla semplicità del colpo, i ragazzi non ci pensano due volte e una notte mettono in atto il furto capendo solo troppo tardi che il colpo non sarebbe stato semplice come credevano. Le premesse non erano certo le migliori. Insomma, alla regia un Fede Alvarez con pochissima esperienza alle spalle, soprattutto per quanto riguarda il format americano, appena famoso per La casa del 2013, nel cast tre attori che appartengono a generi completamente diversi tra loro ma soprattutto dal film del quale stiamo parlando, che è una via di mezzo tra un thriller e un horror. Probabilmente l'unica mezza certezza sulla quale si poteva contare e

Scream Queens - Prima stagione

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Durante la preparazione degli esami e nel bel mezzo delle sessioni, forse per lo stress, vengo sempre presa da uno stato comatoso di noia irreversibile e di immensa pigrizia. Questo vuol dire che il titolo di un qualsiasi film non mi sembra mai abbastanza intrigante per iniziare a guardarlo e finisco per iniziare o finire qualche stramba serie tv. Questo è stato il caso di Scream Queens , altra serie tv trionfo di Ryan Murphy , e la mia storia con lei inizia a giugno scorso quando, incuriosita dai commenti di amici e colleghi blogger, provai un po' prevenuta a vedere il primo episodio. Il risultato fu che dopo la prima scena, scandalizzata dalla stupidità di quei dialoghi senza senso, ho spento la televisione convinta di non volerla mai guardare. Inutile dire che tornai sui miei passi circa quindici giorni dopo e, sempre non molto convinta e quasi trattenendo il fiato, ho guardato i primi due episodi. Questo per dirvi che se anche a voi ha fatto questo effetto tutto subito

Stranger Things - Prima stagione

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Ci siamo. E' finalmente arrivata. Non sto parlando del titolo di per sé, perché non ne conoscevo l'esistenza prima di vedere i social impazzire ed un rapido passaparola l'ha portato alla mia attenzione un mesetto fa quando, ovviamente, non avevo modo di vederla. Ma non appena possibile ho accantonato per un attimo la mia scrittrice preferita e qualche giorno fa l'ho iniziata.  E' andata via come il pane, i suoi otto episodi mi hanno travolta con una forza che mi pareva di aver dimenticato, o che forse non avevo ancora mai provato. E quindi è arrivata, dicevo, la serie tv rivelazione dell'anno , almeno per quanto riguarda il mio piccolo universo. Siamo ad Hawkins, in Indiana, nel 1983. La realtà è quella monotona e giornaliera di un gruppo di quattro ragazzini e delle loro ordinarie famiglie che però viene stravolta dalla scomparsa di Will, uno di loro. L'intero paese si mobilita quindi nella sua ricerca disperata, e appena la polizia esclude la

The Witch

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Siamo nel 1630 quando una famiglia di contadini provenienti dall'Inghilterra viene cacciata dal proprio villaggio e costretta a vivere isolata in campagna. Le loro vite iniziano a tracollare da quando, un giorno nel campo davanti a casa, il neonato scompare davanti agli occhi della primogenita. Devo ammettere che aspettavo con molto piacere questo film. L'horror d'autore si sta per me rivelando uno dei generi più freschi e promettenti che ci siano al momento in circolazione oltre che uno dei pochi ancora in grado di farmi provare forti emozioni.  Questo film sembrava avere un'attrattiva particolare, con una new-entry promettente che è il regista Robert Eggers, al quale adesso Hollywood ha anche affidato il remake di Nosferatu ed una lavorazione lunghissima per la ricerca di un linguaggio simil-inglese antico per metà inventato e una straordinaria scenografia molto dettagliata. Ultima, ma non ultima, la mancanza di effetti speciali, almeno così dice Eggers, an