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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

La La Land

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Sono cresciuta con un'educazione cinematografica pressoché nulla (a parte Disney, ovviamente), si può dire che iniziai ad interessarmi all'argomento durante l'adolescenza con il cinema di Tim Burton, ma uno dei pochi titoli che mia madre negli anni mi fece vedere fu Grease . La mia competenza in campo di musical finisce qui, non ho mai sentito il bisogno di approfondire il genere e qui finiscono anche i musical visti nella mia vita, se si escludono  Into the Woods ,  Sweeney Todd e Jersey Boys (1014), se di musical si può parlare. Ma ciò non vuol dire che odi il genere, anzi, le loro colonne sonore, nella maggior parte dei casi potentissime, hanno il nefasto potere di annebbiarmi il cervello e di rimanermi in testa per settimane, oltre al fatto che adoro la spensieratezza dei loro messaggi, delle coreografie e dei colori. E' un genere ineguagliabile, simile solo a se stesso, e per questo motivo unico. Los Angeles, giorni nostri. Mia, aspirante attrice, e Seba

Captain Fantastic

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C'era una volta un'allegra famiglia che un giorno decise di vivere nel bosco. Perché? direte voi, per scappare dal marcio quotidiano della nostra complessa, estrema ed ignorante società. Naturalmente a noi le loro scelte potranno sembrare estreme, ma è tutta una questione di punti di vista e questa, di certo, non è una favola. Fatto sta che quel fragile paradiso di sussistenza che si sono costruiti col tempo in mezzo ai boschi verrà temporaneamente abbandonato quando, dopo un lungo periodo di malattia, la madre, ricoverata in ospedale, si suicida. Qui Ben, Bodevan, Kielyr, Vespyr, Rellian, Zaja e Nai dovranno vedersela con la civiltà e tutto ciò dal quale il padre, Ben, voleva proteggerli. Come si inizia un post sull'educazione? Essere genitore è un'esperienza a me non ancora familiare e al momento non saprei da che parte cominciare, ma sono stata una figlia, lo sono ancora, e questo è un buon punto di partenza. I bambini assorbono tutto ciò che fa parte del

Arrival

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All'età di 15 anni, ormai ben 7 anni e mezzo fa, sono andata per la prima volta in Inghilterra, ad Edimburgo, a studiare durante l'estate. A parte il mare ghiacciato a luglio e le bancarelle di dolci per il centro che mi stregarono, ricordo anche che a lezione finii in una delle classi più alte, composta da 3 italiani, uno spagnolo e una cosa come 15 tra cinesi e giapponesi. Io che, da quando ne conosco l'esistenza, sono sempre stata affascinata dalla cultura orientale, non ero assolutamente interessata a conversare con i miei compaesani, quanto piuttosto entrare in confidenza con quella cultura tanto distante dalla mia. Grazie al cielo i minuti di conversazione libera non mancavano, lui si chiamava Rob (quello era il suo nome occidentale, quello che anche noi comuni mortali avremmo potuto pronunciare), veniva da Pechino e ai tempi aveva 13 anni (e, pensate, già parlava inglese meglio di me) e sognava di poter andare all'univesità in America. In quel momento, mentre

Sherlock - Quarta stagione

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Siamo arrivati alla resa dei conti, al capitolo finale, alla fine di un'amicizia, perché quello con Sherlock era davvero un rapporto simile ad un'amicizia, a quello che c'è tra due persone che non si vedono spesso, magari vivono lontane, ma che quando si vedono e parlano è come se non si fossero mai lasciate. Non è mai stata una serie impeccabile, "la perfezione non esiste" e Sherlock era l'esempio perfetto di come nelle cose il cuore è sempre l'ingrediente vincente. Fonti non del tutto sicure dicono inoltre che che si possa sperare in una serie di episodi futuri, senza alcun tipo di programmazione definita, che andranno ad incastrarsi tra gli impegni lavorativi dei due attori protagonisti, ma io sono più il tipo che non si illude, in modo tale da avere una sorpresa nel caso le voci fossero fondate. Questi tre episodi avevano una responsabilità non indifferente. La terza stagione risale al lontano 2014 ed è quindi stata un'attesa lunghissima

Silence

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Apro così quello che spero sia un periodo di recupero, di preparazione alla notte degli Oscar, le cui nominations saranno svelate il prossimo 26 gennaio, con quello che sarà un mese di caccia spietata ai titoli che mi sono persa in questi ultimi due o tre mesi. Silence , tra i titoli che andrò a recuperare e quelli che invece usciranno nei nostri cinema, è un perfetto esempio del livello qualitativo e di impegno che mi aspetto per la conclusione del 2016 (e che, naturalmente, noi vedremo in ritardo rispetto al resto del mondo).  1600. Due padri gesuiti portoghesi, padre Rodrigues e padre Garrupe, partono per il Giappone con la missione di ritrovare l'uomo che li iniziò al cristianesimo, padre Ferreira, consci del fatto che in Giappone si stava consumando un'orribile persecuzione di coloro che venivano scoperti convertiti alla religione cristiana.  Sono davvero pochissime le parole giuste per riuscire a descrivere propriamente sia il film, che la sensazione che

Argo

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Qui anziché andare avanti, si va indietro, quel poco tempo di cui dispongo questo mese lo dedico più che altro a stare al passo con le serie tv, o qualche piccolo e doveroso recupero che negli anni mi sono lasciata alle spalle, nascondendolo sotto al tappeto. Poi, se tutto va bene, la domenica vado al cinema, ma saranno già tre settimane che salto quel caro e sistematico appuntamento. Ma, nonostante tutto, ci sono proprio quei periodi in cui, un po' per mancanza di tempo, un po' perché hai altri pensieri, ti va solo di guardare cose poco impegnative, possibilmente brevi, spesso e volentieri stupide. Le notizie al telegiornale non aiutano, a me mettono moltissima ansia e non nego che mi sforzo di sentirle una volta al giorno solo per rimanere aggiornata sui fatti principali nel mondo, ma, se potessi, eviterei del tutto. Sono una di quelle persone che, nei momenti difficili o particolarmente stressanti, preferisce chiudersi nel suo guscio, nella sua quotidianità e nel su

Oceania

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Vaiana è capo villaggio del suo popolo nell'Oceano Pacifico con una grande aspirazione, quella di imparare a navigare e scoprire nuove terre, vocazione che lei sembra avere ma che le viene negata dal padre. Ben presto, però, Vaiana verrà a conoscenza della vera natura del suo popolo, dalla quale era stata tenuta all'oscuro, prendendo così la decisione di intraprendere un lungo viaggio per salvare il suo popolo. La Disney fa un passo in avanti e due indietro, ed è inevitabile cogliere un vago sentore di mancanza di idee, di riciclaggio. Dopo una bomba come  Zootropolis , torna a proporci qualcosa di meno evoluto, un tipo di animazione decisamente superata, (giustamente) infantile ma un po' troppo.  Nulla da obiettare sull'animazione che qui aveva molto più spazio per sbizzarrirsi sui colori e sugli scenari mozzafiato, tutto qui è curato nei minimi dettagli, tanto da poter quasi sentire il profumo dell'oceano o delle conchiglie.  L'unico vero enorme p