Il sapore del successo


Adam era un promettente cuoco di Parigi che, rincorrendo il suo sogno e avendolo ottenuto troppo in fretta, prende la strada della droga e del sesso. Dopo essere tornato sui suoi passi ed essersi auto punito per i suoi peccati, va alla volta di Londra per raggiungere la sua tanto desiderata terza stella Michelin.

Insieme ai film romantici fini a se stessi e agli horror per teenager, un altro temibile cliché del cinema sono i film sulle competizioni culinarie. Di grande moda dagli ultimi anni, è comunque sempre stato un genere sempre presente nello scenario cinematografico per la sua innata dote commerciale e l'appiglio su una grande fetta di pubblico.
Spesso e volentieri sono noiosi, banali, fatti con lo stampino e con delle trame al limite del patetico.
Burnt, o, dato che ci piace cambiare, Il sapore del successo, tratta il genere della commedia culinaria con un filino di classe in più, ampliando il raggio ad una più grande branchia, ovvero quella della tematica della rivincita personale, del riscatto, una sorta di rinascita dal punto più basso della propria vita.


In fondo, per attirare l'attenzione delle persone che bazzicano per i cinema, ci vogliono pochi ingredienti; un paio di bei occhioni azzurri, due padelle ed un pizzico (o qualcosa in più) di arroganza. Ma anche inserendoci un elenco di star (chi più, chi meno), un film su un cuoco rimane pur sempre tale. 
Cooper in versione arrogante e cafone non è una novità, lo si ricorda benissimo nel tanto amato Limitless, e la sua performance sarebbe anche stata degna di note al buio di questo suo quasi esordio.
Con quella faccia, Cooper il minimo che può ancora fare è uno chef nel pieno di una crisi di nervi.
Il colpo di scena c'è, e si è fatto sentire, ma il risultato è stato un leggero strabuzzamento degli occhi e nulla più. E' stato quasi più divertente osservare lo spettro di attori della vecchia e nuova scuola incasellarsi in un puzzle di giochi di ruolo.
Non è stata un'esperienza esaltante come può esserlo stata quella del cuoco Adam, ma detto questo c'è da aggiungere che la media dei film sulla cucina, se comparato a questo, fanno veramente una gran pena. Ho apprezzato lo sforzo di fare qualcosa che si discostasse dai classici parametri del genere ma che sotto altri punti di vista mantenesse le stesse linee di base.
Pertanto, per rimanere in tema, si potrebbe associare ad un discreto vino da pasto che bevi ogni giorno ma che ben si discosta dai vini persistenti e lussuosi che ti concedi ogni tanto.

Commenti

  1. In tutto questo io devo ancora capire se Cooper è bravo o meno come attore. E se le volte che lo casso è solo per mera invidia...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me bravo è bravo, ma rimane per ripetersi un po' troppo nei film. Ha bisogno di cambiare queste vesti da belloccio eterno.

      Elimina
  2. Al contrario di Jean, non ho dubbi. Cooper è bravissimo, ma quanto mi sta antipatico. Non penso sia solo invidia. In quanto al film: non mi ispirava troppo, ma tra l'ottimo cast e la regia di Wells, che adoro, va visto. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io non posso che fare i complimenti alla mamma xD
      Per quanto riguarda il film non penso sia per forza "da vedere", se non l'avessi visto sarei vissuta allo stesso modo, ma è comunque stato piacevole e fresco.

      Elimina
    2. E poi 'ste storie sulla cucina mi rilassano un mondo, come una volta ti ho detto. ;)

      Elimina
    3. Rilassano anche me ^^ come tutto ciò che ha a che fare con la cucina!

      Elimina
  3. All'uscita l'ho snobbato, ma le recensioni non paiono essere così male - la tua ne è la dimostrazione -, dunque direi che lo metto in lista.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Massí alla fine ti fa passare una serata in spensieratezza ^^

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Soul - E si torna a vivere

Notte Horror 2017: La zona morta

Le novità al cinema di aprile 2015