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Visualizzazione dei post da gennaio, 2018

Chiamami col tuo nome

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Chiamami col tuo nome inizia senza tante cerimonie. Siamo trapiantati nel 1983, "da qualche parte nel nord Italia", in una di quelle estati che non passano mai, di quando hai diciassette anni ed i minuti sembrano ore ma poi qualcosa di colpo cambia e le cose ti cadono addosso come macigni. Sotto gli albicocchi nel pieno della maturazione, a raccoglierne i frutti, c'è Elio, un ragazzo molto intelligente, appassionato di musica e lettura, che si presta ad accogliere un nuovo studente che, come ogni anno, passerà alcune settimane da loro. Però questa volta è diverso, dalla macchina non scende una persona qualsiasi, ma Oliver, un ragazzo americano un po' più grande di Elio che finirà per stravolgergli l'estate. È proprio in questo modo che mi immaginavo gli Oscar di quest'anno, o almeno speravo in un film che mi facesse finalmente provare qualcosa di vero. Dimentichiamoci i parallelismi con il Moonlight dell'anno scorso, si parla sempre di omosessua

Come un gatto in tangenziale

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A volte capita, anche se molto raramente, che la commedia italiana ci azzecchi. Quando questo fenomeno straordinario accade, circa una volta ogni cento anni, lo fa con semplicità, parlando di ciò che conosce veramente, che ci appartiene come popolo, e che perciò ha più incidenza. Il divario tra nord e sud Italia e la distinzione tra povero e ricco delle periferie ed il centro è da sempre un cliché del nostro cinema, che può essere utilizzato con i piedi, come nel caso della maggior parte dei film sul tema, ma anche con il cervello, come in questo caso. Giovanni lavora in una think tank per il miglioramento delle periferie italiane, viaggiando tra Roma e l'estero per lavoro, mentre Monica vive nella periferia di Roma insieme al figlio Alessio e alle due zie. Quando Giovanni scopre che sua figlia Agnese frequenta il figlio di Monica cerca di capirne di più, fino a rimanere profondamente preoccupato per la distanza delle due realtà sociali che separano le due famiglie.

Black Mirror - Quarta stagione

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Nemmeno il tempo di rendersene conto e siamo già alla quarta stagione di questa stupenda serie che, ci tengo a ricordare, nacque in Inghilterra e venne recentemente venduta agli americani di Netflix, i quali non hanno atteso un secondo a metterci lo zampino. Diciamo le cose come stanno, il salto di qualità che c'è stato dalla prima stagione a quest'ultima è stato notevole, anche a livello di contenuti, a prescindere dalla nazionalità dei colpevoli, è cambiata moltissimo. Gli spunti non sembrano più essere del tutto originali, si ha continuamente la sensazione di aver già visto trattare quegli argomenti, oppure, dettaglio che in questa stagione mi ha creato non poche difficoltà, gli episodi mancano completamente di contesto.  Nelle stagioni precedenti, infatti, Black Mirror si è contraddistinta per la singolarità di ogni episodio: ognuno tratta un diverso argomento, addirittura in diversi universi, l'uno completamente scollegato dall'altro e con un diverso cast.

It Comes at Night

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La nuova generazione horror è fatta così, indipendente, dalle brevi durate, senza o quasi contestualizzazione. Si concentrano solamente sul creare l'atmosfera di terrore, hanno quell'unico e semplice obiettivo e puntualmente lo portano a termine. Mi vengono in mente film magnifici come  It Follows  ed il più recente e politico  Get Out   che fanno proprio parte di questa splendida rivoluzione che lascia alle sue spalle il jumpscare, che rimane comunque ancora un buon specchietto per le allodole.  Anche It Comes at Night inizia e basta, ci si deve fare un'idea da soli del contesto, ipotizzando quindi un futuro molto prossimo in cui un terribile virus ha costretto le persone sopravvissute ad evacuare le città, rintanandosi nei boschi per scappare dagli attacchi di una misteriosa entità che, appunto, pare muoversi di notte. C'è molta abilità e genio dietro a film di questo tipo, perché, con una semplicità disarmante, alcuni registi riescono a creare dei prod

Coco

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Quest'anno ad avere un'offerta veramente ridotta è stata l'animazione, di cui si può giusto nominare l'indipendente e bellissimo   La tartaruga rossa , ma è ovvio che siamo in un altro universo. La grande sorpresa di quest'anno doveva invece essere il coloratissimo  Coco , che racconta del piccolo Miguel, un ragazzino messicano con il sogno di diventare un musicista come il suo idolo, l'osannato Ernesto de la Cruz, ma il cui sogno viene ostacolato dalla famiglia. Non so bene cosa si sono fumati alla Disney, ma, sebbene io abbia da sempre adorato i cortometraggi che precedono i film Disney e Pixar al cinema, a volte anche più belli del film stesso, non penso di essere stata l'unica a trovare i 20 minuti abbondanti del corto dedicato ad Olaf decisamente esagerati. Prima di tutto perché Frozen , contrariamente a quello che pensa la maggior parte delle persone, non è il capolavoro che tutti elogiano, e in secondo luogo perché Le Avventure di Olaf non

I vincitori dei Golden Globe 2018

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Piano piano arrivo anche io a dire la mia sulla prima notte delle premiazioni cinematografiche.  Più si va avanti con gli anni e più penso che queste premiazioni siano divertenti fino ad un certo punto. Certo, sarebbe più interessante seguirle avendo visto tutti i film/serie tv candidati, ma ormai a questo ci sto facendo il callo. Certo invece è che ogni anno mi pare siano sempre più politicamente corretti, e se una volta li guardavo passandoci sopra, oggi non riesco più, mi viene l'orticaria. Quest'anno il fattaccio Weinstein ha condizionato (e condizionerà) non poco le premiazioni, e non è mia intenzione scrivere un post su quello che penso in merito, perché non cambierebbe le cose e non fregherebbe a nessuno. Il punto è che sì, ovviamente il cinema viene intaccato dai fatti del mondo, solamente in parte riesce ad essere una bolla a sé stante, ma nel mio mondo utopico i fatti del mondo dovrebbero coinvolgere fino ad un certo punto il cinema, lasciando da parte le premiaz

Top 20 Film del 2017 che ci saluta

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È giunto il momento della classifica più difficile, quella che dovrebbe riassumere tutto e puntualizzare quelle che sono le mie personali preferenze e che invece ogni anno mi confonde ancora di più le idee, perché in fondo dare un numerino ad un titolo non basta, in qualche modo sminuisce anche il valore di ogni film. Ad ogni modo le classifiche ci piacciono e quindi le facciamo. Ricordo che si parla sempre di film usciti in Italia nel 2017 e dipendono da un mio personalissimo parere. Le singole recensioni le trovate nel menù a tendina. 20) Il Diritto di Contare In ultima posizione un film forse troppo lungo, con qualche scena di troppo ma di una potenza pazzesca. Questo film ha portato agli Oscar del 2017 una storia incredibilmente forte ed incredibilmente furba sul potere femminile che tutti dovrebbero vedere, raccontata molto bene con un cast azzeccato ma non indimenticabile. Tra tutte e venti le posizioni probabilmente questa è dedicata al film culturale dell’anno, vi