Il ponte delle spie


Io non amo molto i film evento. Nel senso che i capolavori preannunciati sono quella fetta un po' sporca del cinema, e francamente, guardando anche com'è andata con un film dello spessore del settimo episodio di Star Wars, non è nemmeno una buona idea.
Qui, esattamente come nel caso di sopra, c'era un grande nome, ma anziché essere quello di un'enorme azienda, è quello di Steven Spielberg. Tra le due cose non esiste paragone di alcun tipo se non che per entrambe io ho sentito una grande attesa, uscendo poi lo stesso giorno in Italia. 
Grandi aspettative da entrambi. Star Wars mi ha più deluso che entusiasmato, e per quanto non adori i film storici non posso dire lo stesso per Il ponte delle spie.

Nel 1957 Rudolf Abel, pittore, viene arrestato con l'accusa di essere una spia sovietica. La democrazia impone che venga processato, nonostante la minaccia che egli costituisce in un periodo di Guerra Fredda, per ribadire i principi costituzionali americani. 
La scelta dell'avvocato cade su James Donovan, che fino a quel momento si era occupato di assicurazioni. Mentre Donovan prende la difesa di Abel, attirando a sé il disprezzo dell'opinione pubblica, un aereo spia americano viene abbattuto dai sovietici e il tenente Francis Gary Powers viene fatto prigioniero in Russia.
Si profila la possibilità di uno scambio e la CIA incarica Donovan di gestire il delicato negoziato.


Steven Spielberg è, prima che un grande regista, un uomo di enorme cultura. Appassionato di storia, ha deciso di raccontare questa vicenda poco conosciuta e rimasta segreta fino alla fine della vicenda stessa. A scuola insegnano e ci hanno insegnato a grandi linee cosa significa il termine Guerra Fredda, come fu il clima di quegli anni e la nascita del muro di Berlino. Su un testo scolastico tutto questo viene descritto con molta freddezza, quasi in modo distaccato, come se la storia non ci toccasse. Spielberg ha deciso di porre in primo piano un uomo poco conosciuto al mondo ma che è stato molto probabilmente in grado di sventare un enorme conflitto. La particolarità è che ha scelto di raccontare questa storia con uno spunto anche un po' personale. Ha infatti raccontato in un'intervista di, com'è naturale vista la sua età, aver vissuto quel periodo, ma anche di averne un ricordo molto particolare, visto con gli occhi di un ragazzino.
Il ponte delle spie non è forse uno degli esempi più lampanti del cinema di Spielberg, ma al momento mi viene in mente Lincoln. Ho trovato questi due suoi film molto simili tra di loro; in entrambi i casi è riuscito a creare due personaggi complessi e singolari pur essendo storici, e dovendosi attenere alle vicende accadute. Entrambi di una durata consistente, non annoiano e coinvolgono senza momenti morti pur non avendo molta azione al loro interno. E, esattamente come Lincoln, anche Il ponte delle spie è un film molto ben riuscito.


Tom Hanks, manco a dirlo, sembra nato per ruoli di questo genere; ironico e sensibile ma anche determinato e coraggioso, tira fuori un lato di sè che forse dovevamo ancora vedere, anche se in un certo senso potrebbe ricordare il Walt Disney di Saving Mr. Banks. Spielberg, inoltre, sembra trovarsi molto bene anche con Mark Rylance, qui personaggio secondario, con il quale girerà anche l'adattamento live action del romanzo "Il GGG" di Roald Dahl. 
Rylance ha interpretato la spia sovietica, un personaggio singolare, che sembra si trovi in quella condizione quasi per caso. Un uomo la cui filosofia di vita è che non vale la pena preoccuparsi per le scelte che hai preso in passato, e che durante la vicenda finisce per instaurare un rapporto davvero particolare con il suo avvocato, Donovan.
Questo film è l'ennesima conferma di come gli americani vadano fieri dello slogan conosciuto in tutto il mondo che caratterizza il loro paese. Ognuno deve avere gli stessi diritti e lo stesso trattamento di fronte alla legge, anche se questa persona non è americana. Il folle gesto che l'avvocato Donovan ha deciso di fare nei suoi confronti è un valido esempio dell'umanità delle persone, e fa riflettere davvero molto, visto il periodo.
Spielberg ha fatto il suo lavoro egregiamente, e ha portato alla luce, oltre che alla disponibilità di chiunque, una vicenda che in pochi conoscevano, cosa altrettanto importante.

Commenti

  1. d'accordo,ottimo film da vedere al cinema se si è appassionati di cinema americano per il grande pubblico

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  2. sì anche a me ha soddisfatto, e secondo me, ci sto un po' riflettendo ora per poterne scrivere, questo è molto meno sul genere "filmone americano di natale" di tanti altri anche se la cosa è poco visibile. Lincoln però non l'ho ancora recuperato...
    Ne scriverò così magari mi spiego ;)

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    1. Penso di aver capito cosa intendi e di essere d'accordo, non penso avesse secondi fini date le altre uite del mese ed il livello che rappresenta. Leggerò molto volentieri ^^

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  3. A me invece non ha proprio soddisfatto. La storia poteva essere sviluppata meglio, SPielberg sa dirigere e sarebbe da folli negarlo, però qui ci ho visto una certa stanchezza, tipica dei suoi ultimi lavori...

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    1. Bu sinceramente io non l'ho notato questo. Forse perchè avevo delle speranze o perchè alla fine non mi ha delusa affatto, ma mi é sembrato ottimo per un genere che tra l'altro non ho mai adorato.

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  4. Ottimo film, interpretato benissimo, accurato nelle ambientazioni e nei costumi, a me è piaciuto molto!❤ Se vuoi leggere la mia recensione➡ gattaracinefila.blogspot.it

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    1. Col passare del tempo a livello personale mi ha lasciato molto poco, ma tecnicamente è un buon film.
      Passo volentieri ^^

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