Equals


In un mondo futuristico, sterile, in cui le emozioni sono proibite ed inibite, due giovani trovano invece il modo di ricominciare a sentire i sentimenti e qualsiasi altra caratteristica che rende l'uomo tale. 

E' un periodo in cui si esplorano titoli che non ho fatto in tempo a vedere l'anno scorso e che difficilmente si potevano trovare nelle sale per lunghi periodi, in alcuni non sono mai arrivati. Equals era uno di quelli che mi aveva attirata per questa sua potente immagine di un bianco accecante alternato a luci blu al neon ed una trama che mi ha ricordato fin dal primo momento The Lobster, film che ho poi molto rivalutato nei mesi successivi. Fondamentalmente la trama dei due film è comparabile per alcuni motivi e allo stesso tempo molto diversi per altri, ma la cosa che mi ha incuriosita è stato la diversità con cui due mondi futuristici e distopici allo stesso modo siano stati realizzati in modi così tanto diversi; da un lato The Lobster presenta una versione molto più "vintage" del futuro, il che mi ha riportato inevitabilmente ai colori pastello di Her che ho adorato, dall'altro Equals sprigiona un futuro minimalista e freddo come il ghiaccio, quasi come se l'amore dei protagonisti avesse il dovere di restituire il colore alle loro vite.


Quasi come se fossimo in un episodio di Black Mirror, l'evoluzione ed il progresso hanno portato ad una società in cui fin da piccoli ciò che potremmo immaginare come "il governo" ha deciso di inibire cercando di cancellare qualsiasi emozione umana, rendendoli corpi senz'anima e creando dei veri e propri eserciti di persone molto facili da manovrare. Vengono in mente moltissime metafore, anche paragonabili al mondo in cui già viviamo, esattamente come in ogni episodio di quella maledettissima serie tv che sta facendo rimbecillire il mondo intero. 
Personalmente preferisco la versione meno asettica e più personale di un non troppo improbabile futuro come quelli sopra citati, dove comunque la tecnologia, prima o dopo, si rivolta sempre contro l'uomo (Fritz Lang docet), ma Equals non vuole solo proporre la sua versione, ma analizzare il modo in cui un uomo che ha creduto per tutta la vita che le emozioni fossero in realtà una malattia da curare, prenda in considerazione invece che quella sia la loro vera natura, a loro negata per scopi che non vengono meglio spiegati ma che sono facilmente immaginabili.


Equals ha dalla sua parte il fatto che questo macroargomento sia adesso nell'occhio del ciclone, ma potrebbe anche essere uno svantaggio dal momento in cui esistono rappresentazioni molto più brillanti e particolareggiate di un futuro simile a questo. Se lo si vuole guardare con il solo scopo di capire meglio quale fosse l'obiettivo finale di questa società si finisce per rimanerne delusi, in quanto appunto rimane superficiale nella spiegazione tecnica, mentre invece diventa più interessante se visto dal punto di vista romantico, dove due corpi prima del tutto vuoti vengono quasi violentati dalle emozioni e dai sentimenti che iniziano a provare reciprocamente.
Alla fine diventa una storia d'amore che utilizza uno sfondo molto popolare, ma non c'è niente di male in questo, ci sono stati film in passato che hanno preso spunto da terzi creando film con molto meno pathos di questo, semplicemente ad Equals manca quel qualcosa che lo renda se non particolare, più particolare, tenendo conto di un'andatura non troppo coinvolgente e spesso e volentieri un po' smorta.


Nel complesso ho apprezzato molto una caratteristica che tendo a sottolineare in tutti i film che la possiedono, ovvero quella di alternare colori asettici come quelli tipici della tecnologia ai colori caldi e più sani della natura, qui rappresentata come quasi in via d'estinzione anche se non viene specificato ma diventa solo una sensazione. 
Mi stupisco ultimamente delle metamorfosi che sta compiendo Kristen Stewart che forse ha trovato la sua via ed è anche riuscita ad emozionarmi, mentre invece ho finalmente appurato che Nicholas Hoult non sia in grado di compiere al meglio un lavoro da protagonista; avendo l'espressività della Stewart agli inizi era perfetto per la parte dello zombie, ma dovendo esprimere una vera e propria mutazione di emozioni non è stata la scelta migliore per questo ruolo, pur avendocela messa tutta.
Rimane una visione carente sotto molti punti di vista che però ha qualche buono spunto, il fatto che già dopo nemmeno 24 ore dalla visione io abbia difficoltà nel ricordarmelo nei minimi dettagli denota una ovvia mancanza di appeal. 

Commenti

  1. A me sono piaciuti entrambi i protagonisti - Hoult è bravissimo in Kill your friends, ad esempio - e, in fondo, anche il film. Ma adoro la sensibilità di Doremus, sia in Like Crazy che in Breathe In. Freddissimo, non troppo originale, ma nel finale mi ha anche molto emozionato. :)

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    1. Io non lo conoscevo come regista sinceramente, ma vedrei volentieri qualcosa di suo in futuro se me li consigli tanto. Io sono più rimasta sospesa a metà, non mi ha emozionata tanto ma ho percepito chiaramente il suo fine con i personaggi.

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  2. A me è piaciuto molto l'inizio, con l'attenzione focalizzata sulle regole di questo mondo anafettivo e la presa di consapevolezza graduale dei due protagonisti, molto meno la seconda parte, concentrata sull'inevitabile lato melò della storia. Nel senso, non mi sono neppure messa a piangere, quindi il coinvolgimento emotivo era minimo. Credo sia un po' colpa della stewart, che per quanto sia migliorata continua a non piacermi, mentre Hoult lo trovo adorabile anche in questo film.
    Per quel che riguarda fotografia e colori, invece, applauso a scena aperta!

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    1. Devo dire che siamo praticamente d'accordo, la seconda parte era molto più debole purtroppo.
      Hoult lo trovo adorabile anche io, ma forse non molto bravo come attore, anche se mi era piaciuto in Mad Max: Fury Road.

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  3. Una delle visioni più noiose degli ultimi mesi.
    Se ci ripenso, mi riaddormento. :)

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  4. Nonotante non se ne parli bene in giro è un film che ha stuzzicato sempre la mia curiosità cinefila...

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    1. Aveva incuriosito anche me, per è capitata l'occasione e quindi non mi sono tirata indietro. Di sicuro non un film indimenticabile, ma c'é di peggio.

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  5. Io ammetto di essere stato troppo cattivo con questo film. Ma il fatto di averlo visto a Venezia, e per giunta in concorso, ha chiaramente influito sul giudizio... certo, fotografia e scenografie sono ottime, la confezione è accurata, ma il risultato strettamente artistico è un patchwork di scene e situazioni già viste e straviste mille volte in altri film, in più interpretate da una coppia di protagonisti davvero insignificanti (a parer mio). Un prodotto del genere si può vedere in tv ma non in un festival del cinema. E difatti in sala, al Lido, vennero giù bordate di fischi...

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    1. Ma immagino, non é decisamente all'altezza, ma cose pretendi? Ai Golden Globes quest'anno Deadpool ha due nomination!!! Dopo questa io non mi stupisco più di niente.

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