Split


Aspettavo questo film fin dalle prime immagini e dai primi chiacchiericci. Ho seguito Shyamalan negli anni in maniera abbastanza silenziosa; quando uscirono i suoi film più popolari (ed anche i più belli) io ero appena nata o comunque molto piccola e perciò recuperai tutto successivamente, mentre invece, quando iniziai ad appassionarmi al cinema, iniziò anche il suo periodo più buio. Mi ricordo ancora il trauma di quando scoprii che il regista de Il sesto senso era lo stesso de L'ultimo dominatore dell'aria o, ancora peggio, After Earth.
The Visit non fu un completo disastro, ma sapevamo tutti che quello non era l'S. che tutti conosciamo e che avrebbe di sicuro potuto dare di più. Per questo, quando sentii i primi dettagli di Split, nacque una nuova speranza.

In un giorno come tanti, tre ragazze vengono rapite da un uomo e portate in una prigione costruita su misura per l'evento. L'uomo in questione non è un uomo qualsiasi, soffre del disturbo dissociativo d'identità, e di identità ne colleziona ben 23. Le tre ragazze molto presto capiranno di essere in pericolo, poiché una 24esima e pericolosissima identità sta per nascere.


Ho trovato interessante fin dall'inizio la scelta di trattare il tema delle personalità multiple, non ditelo a nessuno, ma ho sempre trovato questo tipo di studio della psicologia umana incredibilmente affascinante, anche se poi sono finita a studiare tutt'altro. Perciò l'hype per il titolo non era indifferente e riponevo molta fiducia in Shyamalan, lo vedevo come un perfetto punto di partenza per rifarsi.
Detto proprio sinceramente, credo che S. sia un regista del tutto sbilanciato, poco coerente se vogliamo, ed i suoi film, a parte il caso de Il sesto senso, mi hanno sempre dato la sensazione di non essere studiati nei dettagli, di essere lasciati sempre un po' compiuti per metà o non molto bilanciati. Split ne è l'esempio perfetto, perché, nonostante ci troviamo davanti ad una ripresa non indifferente, rimane un film con alcuni momenti molto alti, sia di pathos che di regia, ed altri un po' frettolosi, poco precisi, quei classici casi in cui è meglio non farsi troppe domande. Insomma, ho come la sensazione che S. cerchi di atteggiarsi da quello che non è, da quel tipo di regista che deve per forza fare il cameo o citazioni/collegamenti perché è così che va di moda adesso. Lui non è questo tipo di regista, e credo che non doni molto ai suoi film questo atteggiamento "mondaiolo", non gli si addice ed è visibilmente molto forzato.


Al contrario, sono state a dir poco ottime le scelte degli attori; Anya Taylor-Joy, resa famosa dall'horror indipendente The VVitch, si è dimostrata ancora una volta all'altezza della situazione, oltre ad essere incredibilmente bella e con un potenziale tutto da scoprire. Ma qui la vera stella è James McAvoy, la cui parte è stata una delle più intense che abbia visto negli ultimi anni, un'interpretazione indimenticabile, odiosa e adorabile allo stesso tempo e che si meritava come minimo una nomination agli Oscar.
Seppur, come dicevo prima, era possibile curare un po' di più i particolari, rendere alcuni passaggi della narrazione un po' meno ovvi ed intuitivi, c'è da dire che coinvolge moltissimo lo stesso, soprattutto la prima parte un po' più conoscitiva che da un ritratto meraviglioso della natura di Kevin.
A questo proposito, ho trovato molto azzeccato e anche un po' inusuale in un thriller, trattare del disturbo dissociativo dell'identità anche dal punto di vista vagamente scientifico, o almeno, risulterà una scelta positiva a coloro i quali come me sono incuriositi dalla natura di questo disturbo.
Siamo comunque un passo in avanti, anche se non riesco a togliermi dalla testa l'immagine dei film più recenti del regista come dei piccoli lavori, con molto cuore, molta passione, ma un po' sbilanciati, come pezzi di un mosaico che lo stesso Shyamalan sta cercando di comporre, e che magari un giorno vedremo per intero.

Commenti

  1. A me invece è piaciuto molto anche il twist finale, che da a tutta la storia una valenza completamente diversa. E' la prima volta dopo Unbreakable che aspetto con ansia l'uscita di un altro film di Shyamalan, sarà un caso? :P

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    1. Unbreakable è l'unico che mi manca. Ho capito che si riferiva a lui ma ancora mi manca. Ma devo dirti che la fine mi è sembrata un po' fuori luogo, mi aspettavo qualcosa di diverso dalla 24esima identità, qualcosa di più "elegante".

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  2. Io, purtroppo, come ti dicevo, l'ho trovato evitabile.
    Il solito thriller di vittime e carnefici. Mi aspettavo un picco, un twist, che non è mai arrivato. Perché quello finale, trashissimo, non lo considero proprio tale. :P
    Bravo McAvoy, sì, ma trovo che questi attori britannici - vedi lo stesso Redmayne, ma anche la Knightley e la Watson - esagerino un po' con le faccine. Lasciamole alla D'Urso, grazie!

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    1. Concordo con lo aspettarsi qualcosa in più e sul finale, che è proprio precipitato in confronto alla prima metà.
      Non concordo su McAvoy e gli attori inglesi, che trovo bravi ognuno a modo suo. Qui per me lui è stato impeccabile.

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  3. Purtoppo, e nonostante ci sperassi almeno in una certa misura, concordo pienamente con Ink.

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  4. Sicuramente lo vedrò, comunque a discapito di quello che molti dicono, M. Night Shyamalan è un ottimo regista e i suoi film mi piacciono, anche se non proprio tutti ;)

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    1. Anche a me piacciono, hanno un non so che di ingenuo. "Il sesto senso" comunque si stacca proprio dagli altri, come se non lo avesse fatto lui.

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  5. Ma qui più che il regista, se il film regge, bisogna ringraziare un grande mcavoy. Interpretazione da Oscar. E applaudo Shyamalan per i 15 secondi finali. :-)

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    1. Infatti anche a me è piaciuto tanto McAvoy! Più di qualsiasi sua altra interpretazione.

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  6. inizialmente non ero dell'idea di vedere questo film, tutt'altro... invece mi sarei persa qualcosa di interessante
    okay si non è il film del secolo, ma merita una visione, decisamente

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