Soul - E si torna a vivere
Sono passati due anni dal mio ultimo segno di vita sul blog, ma mi sembra un'eternità. Guardo questi due anni con gli occhi della cinefila che non ho mai smesso di essere e vedo uno degli anni più interessanti, eterogenei, meritevoli e appassionati di sempre, seguito poi dall'anno più spaventoso, desolato e triste che avremmo mai potuto immaginarci. L'anno scorso mi sono vissuta il mese degli Oscar silenziosamente ma con la passione di una bambina ogni secondo di quella manifestazione, mentre quest'anno non so nemmeno da che parte iniziare. L'anno scorso andavo al cinema con una media di 3/4 volte alla settimana, quest'anno non posso proprio andarci, da mesi. Chissà quanti di voi condividono lo stesso sentimento.
Ed è con questo clima che torno a scrivere, forse. Perché aspettavamo da tempo questa ultima fatica della Pixar ed è qui che devo fare una premessa: quando nel 2015 parlai di Inside Out ero appena uscita dalla sala ed ero stordita dalla quantità di innovazioni a cui avevo assistito. Disney (e non solo) ha sempre parlato delle emozioni, ma non erano mai state rappresentate in quel modo. Poi però, a mente fredda, ho ragionato su ciò che avevo visto ed il mio parere, oltre ad aver bruscamente invertito rotta, non è più cambiato. Inside Out per me rimane un bellissimo esercizio di stile, talmente bello e con una trama sterile che è come se Docter & Co. avessero detto: "Guardate come siamo bravi! Abbiamo creato tutto questo!". Magnifico, certo, ma era una carrellata di battutine una dietro l'altra che si limitavano a mostrare quanto fosse geniale la personificazione delle emozioni e tutte le sfumature dell'animo umano. Un esercizio di stile, appunto. Facciamo finta fosse solo una prova. Non era altro che un film uscito nel momento giusto che avrebbe intrattenuto i bambini con dei bei colori parlando ai genitori, ma mancava completamente di intenzioni, perché l'infanzia non bastava. Almeno non a me e non raccontata così. Qui arriva Soul, che è un po' il fratello maggiore di Inside Out, lo scansa tutto composto e gentilmente, con voce profonda e ferma, gli chiede di farsi da parte. Inside Out 2.0 è perfetto.
Joe è un maestro di musica alle scuole medie ma il suo sogno è quello di vivere di musica, suonando nei locali jazz di New York, come suo padre tentò di fare prima di lui. Dopo anni di tentativi e sogni infranti, finalmente riesce ad ottenere una serata nel prestigioso locale jazz in cui aspira a suonare, l'Half Note, ma qualcosa di inaspettato lo porta ancora una volta lontano dal raggiungere il suo sogno.
Natale 2020. La desolazione, le strade vuote, il coprifuoco, il cenone su Zoom, i parenti divisi tra casa, isolamento e ospedale. Questa è la realtà dei fatti, c'è chi in questi mesi ha perso moltissimo, affetti e lavoro. Ma Disney vuol far capire che è sempre dalla parte delle persone, quindi fa uscire sul catalogo di Disney+ un film straordinario che parla a chi ha più bisogno, gli adulti.
Naturalmente non credo che Docter si immaginasse cosa sarebbe successo nei mesi a venire quando iniziò a lavorare a Soul, ma è possibile che gli ultimi avvenimenti abbiano in qualche modo influito sul risultato finale, e quasi sicuramente farlo uscire il giorno di Natale è stata una combinazione tra marketing e qualcosa di più, come un regalo. Forse Soul è proprio stato il loro regalo di Natale, entrato nelle nostre case per portare un po' di luce negli animi delle persone che stanno sacrificando così tanto per sopravvivere.
Ora viene la domanda importante, quella che tutti una volta nella vita si sono posti: in quanti hanno dovuto sacrificare il proprio sogno per sopravvivere? In quanti avrebbero voluto vivere della propria passione, per poi scoprire che non ti avrebbe dato da vivere? Oggi, nel mondo reale, vivere di ciò che ti piace veramente è un lusso. Non sto parlando della rassegnazione, quella è una conseguenza, sto parlando di riuscire veramente a fare ciò che ami. Quanto è difficile oggi? Quasi impossibile. Una persona per me molto importante non molto tempo fa mi disse che chi si fa ancora quella domanda nonostante tutto non è perduto, siamo i sognatori sopravvissuti, quelli che nel cassetto del proprio cuore continuano a coltivare la passione, e non si arrendono alla misera sopravvivenza alla quale la società cerca di confinarci. La crisi che stiamo vivendo è sociale, è economica, è sanitaria, è nelle case di tutti, è mondiale. La speranza è l'unica cosa che ci può salvare e noi sognatori dobbiamo sopravvivere. Joe è un sognatore come noi che, sulle orme del padre, vuole coronare il suo sogno "a costo di non mangiare". Logicamente questo è un film, sappiamo che la realtà è diversa, ma la Disney si è sempre spinta fin dove poteva per trattare gli argomenti più difficili.
Ho sentito tantissime stronzate su Soul in questi giorni. Ho letto tra le altre cose che la Disney parla sempre di morte. E fa bene, e fa bene anche a parlare agli adulti perché sono loro che sono senza speranza, non i bambini, che sono forse la nostra unica speranza. Proprio parlando della morte la Disney riesce a toccare tasti che diversamente sarebbe impossibile anche solo sfiorare. Quindi parlando agli adulti attraverso questa variopinta allegoria fatta di interdimensionalità e diverse profondità siamo giunti a parlare del significato della vita. Contando quanto persone hanno la vita o la voglia di vivere, a voi sembra poco? Vi sembra scontato?
Appena ho capito il punto di partenza di Soul mi è subito venuto in mente un recente e straordinario corto della Pixar e mi piace pensare che sia stato proprio il canovaccio dal quale poi è nato il film stesso. Il corto è Testa e Cuore e riesce a parlare ad entrambi contemporaneamente. Le anime perdute di Soul sono reali, vuol farci capire Docter, e sono le più pericolose di tutte. Sono quelle anime di cui parlavo prima, quelle che dimenticano di amare qualcuno o qualcosa, che smettono di sognare e che si trascinano giorno dopo giorno nell'ossessione che la società ha fatto della nostra vita. Cadere in quello stato psico-fisico è un attimo ed è portato dalla disperazione e dalla necessità. Abbiamo perso tutti i valori, questo ci sta dicendo Soul, quello che cerca di dire Joe senza che il mondo lo ascolti.
Il personaggio di 22 è sicuramente una rivelazione e viene sviluppato talmente bene che supera anche il protagonista. Qui la Disney ci insegna anche un'altra cosa, ovvero che il personaggio, se scritto bene, può tranquillamente non essere collegato idealmente ad un corpo fisico o ad una rappresentazione, può diventare gatto, una palla nera o astratto ma se è ben scritto funziona sempre. Ed è proprio 22, che ancora non è nata, a dare il giro a tutto il film, a farti capire che nessuno ha veramente dimenticato come vivere, se lo deve soltanto ricordare, ma deve esserci qualcuno che lo aiuti e che non tutti hanno la fortuna di avere.
La recensione più bella che abbia mai letto. Il modo in cui poni in rilievo le qualità e i limiti del film fa trasparire tutta la tua passione per il cinema, da cui ne deriva una preparazione e una capacità d’analisi dei vari aspetti palese.
RispondiEliminaL’articolo non risulta mai banale, al contrario appare piacevole seppur approfondito.
Ciao Giulia, mi eri mancata, sai?
RispondiEliminaOltretutto ritorni in un brutto periodo, per me, e con un film che ho amato.
Però resta!
Immaginavo dalle immagini che fosse una specie di Inside out, e se è bello anche solo la metà, allora molto probabilmente adorerò ;)
RispondiEliminaComunque ritrovarti qui è bellissimo :)