The Shape of Water

 

Continua la preparazione agli Oscar che si terranno la notte tra il 4 ed il 5 marzo. Quest'anno sono lenta e non è la prima volta che mi capita. Sono pigra nell'avvicinarmi ai titoli in lizza, principalmente per l'enorme paura di rimanerne delusa, la stessa motivazione che ogni anno mi fa arrivare praticamente all'ultimo minuto con il recupero. Puntualmente, ogni anno, succede che esco dalla sala stregata e innamorata, ma la cosa difficile per me è entrarci, in quella sala.
È successo anche con del Toro. Dopo i tantissimi commenti entusiasti sul suo The Shape of Water, avevo il terrore di odiarlo, di non capirlo, di non innamorarmene, di non poter condividere la gioia che invece ha riempito i cuori della maggior parte dei miei conoscenti e amici. 

Uno dei film più quotati come vincitore in questa edizione degli Oscar parla di Elisa, una donna muta e sola nella vita, se non fosse per il vicino di casa con cui passa la maggior parte del tempo e la collega di lavoro. 1962, Elisa e Zelda lavorano come donne delle pulizie in un laboratorio governativo in cui vengono effettuati degli esperimenti segreti al fine di contrastare la Russia durante la Guerra Fredda. Un giorno, durante un turno lavorativo, Elisa scopre la presenza di una creatura misteriosa, mezza acquatica, all'interno di una delle stanze del laboratorio, con la quale inizia ad instaurare un legame particolare.


A tutti è capitato, almeno una volta nella vita, di sentirsi inadeguati, sbagliati o semplicemente incompleti, anche al punto di sentirsi distanti dal mondo in cui si vive e di cui invece dovremmo sentirci parte. Elisa si sente così da sempre, da quando da neonata venne ritrovata in un fiume, incapace di comunicare per scelta di qualcun altro, per sempre. Chiusa in uno stato di timidezza e insicurezza quotidiana, Elisa conduce una vita di piccoli piaceri, tanto da ricordare a tratti Il favoloso mondo di Amélie, un piccolo universo personale in precario equilibrio che viene interrotto da una misteriosa creatura. Questo suo limite invalicabile e destabilizzante la rende incompleta, ma non incapace di comunicare i suoi sentimenti, che invece sembrano giungere con estrema semplicità alla creatura, molto più elementare, primordiale. 
Parlare d'amore oggi è rischioso, cadere nel banale è un attimo. Il film di del Toro invece si può dire abbia un lato positivo e uno negativo. Benché non abbia una trama particolarmente innovativa, anzi, riesce a donare alla relazione tra umano e creatura un'atmosfera unica, insieme ad un personaggio, quello di Elisa, praticamente unico. Si può dire che, scrivendo la storia, del Toro abbia deciso di creare una linea decisamente basica su cui appoggiare vari elementi di diverso genere, dal romantico, ai dettagli del thriller che non ti aspetteresti, a volte magari un pelo fuori luogo, ma azzeccati e perfetti lì dove si trovano. Accanto al fantasy ha voluto metterci la corruttibilità umana, l'imperfezione che rende la vita così unica, i piccoli gesti quotidiani che rendono ogni nostra vita degna di essere vissuta.


Il super villain di Shannon, ingiustamente snobbato alla nomina come miglior attore non protagonista, regala al film quella vena thriller probabilmente troppo presente. Ha infatti un ruolo incredibilmente centrale in un film che si presenta molto ingenuamente come un semplice sentimentale, c'è molto più dramma e azione di quello che ci si aspetterebbe e tutto questo rende il film di del Toro tanto diverso. È proprio quella nota che stona a renderlo unico e sorprendente.
Jenkins, ancora una volta, mi intenerisce, mentre la Spencer me l'aspettavo più presente, un personaggio meno stereotipato, meno simile a tutti i ruoli secondari che interpreta solitamente.
Affianco del regista torna ancora una volta Doug Jones, il Serkis della situazione, l'uomo sotto la maschera. Perché dovete sapere che del Toro ha utilizzato meno digitale possibile, servendosi invece di un magnifico costume e della bravura dell'attore che interpretò, tra gli altri ruoli, il fauno del maestro.
Tantissimo cuore, una passione infinita e voglia di fare del cinema che smuove, in inglese la parola giusta sarebbe "move", appunto, commuove, tocca, questo è ciò che muove del Toro, per questo, a parte lo scivolone di Pacific Rim, rimane uno dei pochi che non demorde e non sfocia nell'ipocrisia e che, fiero del proprio lavoro, corre verso i prossimi Oscar.


Tra colpi di scena, lacrime, sorrisi e risate, The Shape of Water ci regala immagini stupende di un amore che va oltre i pregiudizi, oltre le barriere imposte dall'uomo, per raggiungere l'imperfezione primordiale, il benessere che si prova nell'essere finalmente se stessi affianco della persona (o dell'anfibio) giusta.


Commenti

  1. Sono d’accordo su tutto, sulla bellezza del personaggio di Elisa, e sul fatto che ci abbiano snobbato quel fenomeno di Shannon. Dici benissimo un film che ti smuove un sacco di roba dentro, grazie per l’ottimo post e grazie a Guillermo per questo bel film! Cheers

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  2. Credo che alla fine agli Oscar la spunterà. Non è il mio preferito, ma non si potrà che esserne comunque contenti in caso di vittoria: come hai detto te (e sono d'accordo) la sceneggiatura e il soggetto non sono i punti forti del film, ma la carica emotiva e sentimentale che sprigionano i due personaggi è incredibile. Ci sono scene che strappano l'applauso e il cuore (non dico quali per non spoilerare). Avercene!

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    1. Esatto. Anche se credo sia molto imperfetto, ad esempio le scene romantiche o d’esplorazione sessuale le avrei trattate diversamente, le avrei trattate di più, mentre invece sono state prese un po’ alla leggera, alleggerendone i toni. Lo avrei fatto diversamente insomma, dando più importanza ad alcuni momenti, facendo scene più lunghe e precise, ma va benissimo anche così.

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  3. Una trama essenziale e semplice che, con interpreti di ottimo livello e personaggi che sanno creare le atmosfere con le giuste emozioni avvolgenti, lascia il segno e conquistano un posticino nel cuore :)

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    1. Già, il posto nel cuore istantaneamente, devo dire.

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  4. E stavolta, invece, siamo super concordi ;) mitico Del Toro (che per me ha fatto il colpaccio pure coi robottoni) e mitico Shannon!

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    1. Daiii per una volta siamo d’accordo Jean, pazzesco xD

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  5. A parte Shannon, un film posticcio e ruffiano, tanto ben realizzato quanto completamente finto e vuoto. Curioso come tutti ci siano cascati.

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    1. Non la penso così, come avrai capito. Non di sicuro il film rivoluzionario dell'anno, e nemmeno del decennio, ma definirlo finto mi sembra un po' eccessivo.

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  6. Considero Del Toro un favolista di questi tempi. Spero che continui così. Davvero un buon film!

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