Big Little Lies - Piccole grandi bugie


Miniserie HBO adattata dall'omonimo romanzo di Liane Moriarty, è composta da una stagione da soli 7 episodi che vanno dai 45 ai 60 minuti l'uno e diretti da niente popò di meno che Jean-Marc Vallée (Dallas Buyers ClubWild, Demolition). 

Celeste, Jane e Madaline sono tre madri di Monterey, California. Ognuna con i propri problemi familiari e segreti personali, sono tre donne al centro del gossip della piccola città in cui vivono, vuoi per la loro bellezza, la loro ricchezza o le voci che corrono sul loro conto. A fare da sfondo al tutto, un misterioso omicidio.


Siamo nel pieno dell'epoca d'oro della televisione, gli ultimi anni ci stanno regalando moltissime chicche e, soprattutto per chi è appassionato di cinema, non è ormai nuovissima ma è pur sempre molto in voga al momento la tendenza a creare serie tv (originali o tratte da romanzi, come in questo caso) in collaborazione con grandi stelle del cinema (spesso Hollywoodiano) e grandi produttori e registi di fama e provenienza mondiale. In questo campo, per altro spassosissimo, Big Little Lies è l'ultima sfornata, nuovissima, appena conclusa in America e da poco approdata su Sky in Italia, che vede nel cast nomi dello spessore di Nicole Kidman, Reese Witherspoon, Shailene Woodley, Laura Dern e, mettiamocela una quota maschile, Adam Scott. 
Le quattro attrici, già che si parla di loro, hanno sfoderato interpretazioni favolose, precisamente nell'ordine in cui le ho citate, dove la Kidman in certe scene ha fatto addirittura impallidire, ed io non sono una di quelle che è mai impazzita per lei, ma devo dire che Reese Witherspoon non è stata da meno, in una parte che finalmente l'ha spronata a dare quel qualcosa in più che in Wild non ero riuscita a vedere.


La trama non è delle più originali. Non avendo letto il libro non faccio paragoni, spesso ho sentito paragonarla a serie del passato, e non hanno tutti i torti, ma ciò che ti sprona a continuare a seguirla senza alcuna fatica è l'insieme di una regia equilibrata ed attenta al dettaglio, un cast invidiabile, una buona fotografia. Insomma, è sempre HBO, quindi un livello alto che si percepisce fin dall'inizio e che, grazie alla sceneggiatura di David E. Kelley, non fa pesare minimamente quel senso di déjà vu.
Definirla thriller è forse un po' azzardato, ad essere più precisi si potrebbe parlare di commedia drammatica per quell'atmosfera un po' leggera che si sforza di mantenere e per le problematiche quotidiane, per quanto atipiche ma comunque verosimili, che le protagoniste devono fronteggiare.


Purtroppo o per fortuna, questo è soggettivo, al momento non è in cantiere una seconda stagione. La scrittrice non ha negato la possibilità di un seguito al romanzo, ma il regista Jean-Marc Vallée ha recentemente dichiarato di essere fermamente convinto di non volerla fare, in quanto di per sé la storia sarebbe conclusa così e perfettamente funzionante senza un seguito che, con tutta probabilità, andrebbe a rovinarne il lavoro. 
Personalmente sto trovando in queste miniserie per così dire "ricche" un vero gioiello della televisione, e meno stagioni ed episodi hanno, meglio è, perciò bisognerebbe trattarle come film che si sono presi il loro tempo per adattare un romanzo (la maggior parte delle volte) che diversamente in sala con circa 2 ore a disposizione sarebbe diventato indigesto e mal gestito. Finalmente qualcuno che punta alla qualità!

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