Lady Macbeth


Trasposizione dell'omonimo romanzo di Nikolaj Leskov e ambientato nella metà dell'Ottocento, racconta la storia di Katherine, una giovane donna inglese, la quale viene comprata da Boris Lester, perché fosse la moglie del figlio Alexander. Katherine però viene immediatamente reclusa ad una vita senza interessi e piena di imposizioni, reclusa nel confine della magione di campagna, con lo sguardo severo del suocero sempre addosso, il quale le rimprovera il fatto di non dare figli al marito, quest'ultimo del tutto sessualmente disinteressato nei suoi confronti. Un giorno Katherine si ritrova ad avere contatti con i lavoratori della magione e, nel richiamarli al lavoro, conoscerà Sebastian, uno stalliere con cui inizia una relazione. Avendo finalmente conosciuto l'amore, Katherine non si arrenderà davanti a nessun ostacolo che le possa togliere la sua libertà.


Viviamo in un periodo in cui, in senso buono, il femminismo è diventato di gran moda. Tornerò a parlarne anche nella prossima recensione di una nuova serie tv in quanto il discorso sarà ancora più attinente, ma qui è altrettanto importante sottolineare come la sensibilizzazione di questo argomento sia diventata così urgente, così indispensabile. La cosa non dovrebbe stupirci, se in una società come la nostra, che qualcuno chiama "avanzata", il numero di femminicidi sale ogni giorno, donne vengono ancora perseguitate da uomini schizofrenici, violentate fisicamente e psicologicamente, segregate, sfregiate con l'acido, e si potrebbe continuare così per pagine. La nostra storia ci insegna che la donna è sempre stata in bilico tra una posizione quasi divinizzata, passando per la sua connotazione opposta, quella maligna (vedi il rogo delle "streghe"), fino alla sua schiavitù. La donna è sempre stato il sesso che, ingiustamente, ha presentato più divario tra le classi sociali ed un infinito numero di connotazioni negative. Tutto questo, sia nel passato, che nel presente, è portato dall'ignoranza, ma anche dalla paura. 
Vi chiederete perché il film si chiama "Lady Macbeth", visto che naturalmente, visti i due periodi storici differenti, non può certo trattare della moglie del Re scozzese Macbeth. Ebbene, lo scrittore del libro da cui il film è tratto si è immaginato la versione femminile di Macbeth, ambientata nel XIX secolo. 


L'Ottocento navigava ancora nella propria ignoranza, nell'ipocrisia di una gerarchia sessuale malata, che vedeva la donna succube, ancora trattata come un oggetto, un essere che non meritava né una vita né tanto meno del rispetto, soprattutto nelle famiglie altolocate. Esattamente come nell'opera di Shakespeare, la protagonista trova il proprio obiettivo, il destino a cui crede di appartenere, nel suo caso, la libertà d'amare ed essere amata.
É tutta una questione si sensibilizzazione, anche se a volte pare più un avvertimento verso il genere maschile, come suggerì un anziano signore che ha attaccato bottone uscendo dalla sala, in compagnia della moglie. Ma mi chiedo come mai nel 2017 ci sia bisogno di fare sensibilizzazione, di creare delle eroine mediatiche del femminismo e di proporre al cinema continui esempi di questo tipo. Poi mi rispondo da sola; vado in giro per le strade della grande città in cui abito, a volte sovrappensiero, e di colpo mi ricordo che io sono una donna, che vengo ancora guardata male se cammino per le strade della città con un pantaloncino corto, che vengo ancora osservata con insistenza da occhi deviati. In parte questa non è ancora libertà. La società si muove lentamente, muta lentamente, e anche se le cose sono già parecchio cambiate, resta ancora molto da cambiare. Non è questione di essere femministi o meno, quello è solo un nome che è stato dato alla causa, è questione di pretendere gli stessi diritti per tutti, anche e soprattutto quei diritti che vanno al di là delle leggi scritte.


Questi film sono tutte denunce ad una società che cresce solo all'apparenza, ma che porta i retaggi di una storia crudele, che ancora non ci siamo lasciati del tutto alle spalle. Il cinema è sensibilizzazione, denuncia, cultura, un faro puntato nel buio, verso quelli che ancora non vogliono ascoltare. Peccato che spesso questo tipo di cinema non raggiunga abbastanza persone.
Le immagini sono forti, il contenuto ancora di più ed è forte la differenza tra l'opera teatrale di Shakespeare perché completamente diversi sono gli intenti dei due film. Di film come questo, che ti fanno uscire dalla sala con un misto tra nervoso e gioia, dovrebbero essercene sempre.

Commenti

  1. Non proprio una visione estiva, ma non vedo davvero l'ora di vederlo.

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    1. Guarda, con tutta la merda che c'è adesso al cinema io mi butto a pesce su queste cose qua. Averne!

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  2. Sembra una Theresa Raquin finalmente liberata dal tormento e dal senso di colpa. L'ho perso al cinema, ma magari lo recupero!

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  3. Ricordavo questa tua recensione e, finalmente che ho tempo, l'ho recuperato. Grazie mille, una visione che mi è davvero servita!

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