The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca


Ci sono quelle storie che puoi leggere, rileggere, vedere e rivedere, che ormai conosci a memoria ma che comunque sono talmente intense e piene di odio che non smettono mai di ferire ed emozionare.
Una di queste, per me, è la storia della schiavitù dei neri e la loro emancipazione. Per quanti film o documentari io abbia visto, anche rappresentati in modi diversi, resta una storia che ogni volta mi distrugge un pezzo du cuore, esattamente come quando sento parlare dell'omofobia nei confronti degli omosessuali che ha caratterizzato il secolo scorso e che, purtroppo, dalla ancora oggi.
Mi sono sempre chiesta tutta questa carriera e quest'ignoranza come facesse stare in un uomo solo.
Il percorso dell'emancipazione delle persone di colore ho avuto il piacere di vederlo sotto varie chiavi interpretative, tutte uguali e tutte diverse allo stesso tempo; sto parlando di film come, per citarne qualcuno recente, 12 Anni Schiavo, Django Unchained e Lincoln, figura che, pur non avendola vissuta di prima persona, stimo molto.
Perciò, mi fa sempre piacere e male allo stesso tempo riprendere questa parte di storia.

La trama racconta di un ragazzo di colore, Cecil (Forest Whitaker), cresciuto in una piantagione di cotone da un padrone che credeva di potere usare i neri a suo piacimento e che gli ha portato via entrambi i genitori in giovane età. Per caso Cecil si trova in ad imparare il mestiere del maggiordomo, ad essere "un buon negro di casa", il che ai tempi era uno dei principali incarichi delle persone di colore.
Riesce a fare carriera in questo mestiere e ad arrivare addirittura a lavorare alla Casa Bianca per servire con attenzione, come sappiamo bene, un susseguirsi continuo di presidenti.
Presto, però, si ritroverà a dover fare i conti con la vita difficile alla quale la popolazione nera americana era soggetta e alla convivenza con una famiglia complicata.


Il regista, Lee Daniels, si è già precedentemente occupato di altri film su problematiche sociali e razzismo, questo film è stata l'occasione in cui esprimere la sua sensibilità verso questa parte della storia dirigendo un numero non indifferente di grandi attori.
Nel cast, infatti, a parte il protagonista Forest Whitaker, troviamo Oprah Winfrey, Cuba Gooding Jr., Lenny Kravitz, John Cusack, il caro Robin Williams (pass all'anima sua), Alan Rickman ed una veloce comparsa di Mariah Carey.
Questi sono sono alcuni dei nomi più conosciuti in questa pellicola e già basterebbe ad emozionare. Il regista è comunque stato molto bravo ad equilibrare bene le parti e a non farlo sembrare un'accozzaglia di "Ooh guarda! C'è anche lui!".
Forest è un attore navigato, di cui ho visto ben poco ma ha lavorato in moltissimi film. Davvero bravo ed attento in questo ruolo che di semplice non ha assolutamente niente. Ha fatto in modo che il pubblico si affezionasse alla sua situazione familiare e lavorativa.
Oprah, lei è sempre fantastica. Ha lavorato già in film che trattavano della lotta contro la schiavitù e porta in ogni suo personaggio un po' di sé.
Con una durata di 2 ore, io personalmente l'ho trovato lunghetto. Non è volato come in altri film che ho visto sul tema, e ci tengo a precisare che Django Unchained e Lincoln durano la bellezza di quasi 3 ore.
Questo è certamente un bel film, ma meno di tanti altri, questo sta a significare che non sempre un cast molto ricco è la chiave di un film eccellente.

Valutazione:


Commenti

  1. Non l'ho ancora visto, quindi non giudico... ma gli americani che prendono in mano la loro storia mi fanno quasi più paura di Freddy Kruger.

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  2. xD Purtroppo c'è sia del bene che del male, come nella maggior parte delle cose.

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