Youth - La giovinezza


Io detesto la mia pigrizia ed il mio pregiudizio. Li detesto.
Mi capita continuamente di lasciare indietro titoli che marciscono anche per anni nel dimenticatorio o nella solita famosa "lista" per motivi del cavolo come ad esempio la poca ispirazione del titolo o i commenti che ho sentito in giro alla sua uscita. Il fatto è che una volta finiti in lista riesumarli è davvero difficile; ti prendi una serata libera e ti sforzi di dedicarla ad un titolo lasciato indietro e poi, quando sei al momento della scelta o sul premere "start" compare il diavoletto sulla spalla che ti dice "Ma non vorrai mica sprecare il tuo tempo così? Ci sono moltissime inutili serie tv che ti aspettano!".
Detesto la mia testa.
Un altro grande problema che ho avuto con questo film è che è solo il secondo di Sorrentino che guardo. Lo so, è vergognoso, ma per motivi di necessità sento il bisogno di guardarli da pochissimo tempo, da quando il mio approccio al cinema è diventato più completo. Quindi, a vederlo di sicuro mi ha dato una mano This must be the place che ho davvero adorato. Ma sono solo all'inizio della scoperta di questo nostro connazionale.

Youth racconta di due uomini, ottantenni entrambi alla fine della loro gloriosa carriera, che trascorrono del tempo come residenti in un hotel immerso nella natura delle alpi svizzere.
Fred e Mick sono amici da sempre, il primo è un compositore e direttore d'orchestra ormai in pensione e che non vuole tornare a dirigere, mentre il secondo è un regista alle prese con il suo ultimo film con il quale intende concludere la sua carriera.
Dramma recitato da niente di meno che Michael Caine, Harvey Keitel ed il mio sempre più amato Paul Dano.


Due volte su due, vedendo Sorrentino ho pensato immediatamente che per lo standard al quale siamo abituati in Italia, lui sia un visionario, e più guardo i suoi film e più me ne convinco.
Due volte su due, fino ad ora, mi sono fatta raccontare storie singolari e con un loro carattere in comune, come se fossero sorelle, come se fosse indiscutibile che il padre sia sempre lo stesso. Quel senso di smarrimento, ma al contempo di profonda consapevolezza che riesce a trasmetterti Sorrentino, penso sia indescrivibile.
Di sicuro i suoi film appaiono ad una prima occhiata più di forma che di contenuto; lo vedi che si diverte come un matto a ricercare delle inquadrature e delle immagini che esaltino il pubblico, ma non è finzione, io penso che le immagini che ci regala siano genuine che esprimano al meglio la sensazione che prova il protagonista.
Ma anche il contenuto non scherza affatto. Anche i personaggi hanno caratteristiche in comune, sempre molto pensierosi, cupi ma comici allo stesso tempo. Quello che vuole rappresentare è l'umanità come solo un regista "tra le nuvole" può immaginarsi, è un po' come se sognasse ad occhi aperti emozioni della vita reale. Da questo punto di vista, un po' mi ha ricordato gli scrittori giapponesi, che si soffermano su ragionamenti per noi quasi senza senso, lontani da ciò che in occidente reputiamo "concreto".


Youth vuole parlare della vecchiaia, non della giovinezza, la giovinezza è il mezzo con il quale decide di raccontare il disagio della vecchiaia, una vita trascorsa di cui a stento si ha memoria. La vanità della vita, tutti gli sforzi che hai compiuto e gli obiettivi raggiunti perdono il senso che avevano in partenza e ti accorgi di non avere nulla se non il presente.
I personaggi di Sorrentino sono immersi nella bolla della vita, e un po' li invidi anche, ti senti inutile pensando di perdere moltissimo del tempo a tua disposizione rincorrendo pensieri senza un fine e perdendo di vista il vero significato di ogni attimo che viviamo.
Perchè in realtà sono in pochi al mondo che pensano come pensano i personaggi di Sorrentino, o gli orientali appunto, lui vuole solo farci credere che quella sia la vita vera.
Sono tematiche che confondono una persona di 20 anni; anche se le emozioni che vivono durante la villeggiatura i due protagonisti io come altre persone non le abbiamo ancora vissute (fortunatamente), penso di riuscire a capire cosa intendono quando parlano dei sentimenti, "sono tutto quello che ci resta", non è poi vero? Di un periodo, di un anno della nostra vita ci ricordiamo magari dopo anni l'esame passato o la promozione attesa? No, ci ricordiamo piuttosto il clima di quel periodo, la tristezza o la felicità di un momento, addirittura il profumo che aveva quel periodo della tua vita, fin tanto che ce lo ricordiamo.
Sorrentino vuole farci capire che arrivati ad una certa età si iniziano a capire quali sono i valori della vita che contano veramente. E ce lo fa capire sempre con quel suo stile particolare, elegante, con un linguaggio a volte schietto e a volte velato dalla metafora, immagini mozzafiato e una colonna sonora che ho piacevolmente ritrovato anche qua.

Commenti

  1. Purtroppo, mi frega l'odio smodato per La grande bellezza. Ecco perché non trovo ancora la pazienza di guardarlo; il tempo c'è pure. Spero di vederlo entro l'anno. :)

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    1. Eh mi manca ancora, ma anche io spero di vederlo presto xD
      Comunque aspetto il tuo commento ^^

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    2. La grande bellezza non lo digerisco, perché essenzialmente è vuoto e autoreferenziale. Poi, in lizza, c'erano due capolavori come Il sospetto e Alabama Monroe. Vittoria telefonatissima!

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    3. Eh, Alabama Monroe è davvero bello...

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  2. a me è piaciuto ma moderatamente, di Sorrentino hai visto il suo film che mi piace di meno... credo che il "Divo" sia un capolavoro devi recuperarlo ! :-)

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    1. Li devo recuperare tutti a dire il vero, è quello il problema. Questo mi è solo capitato più a tiro ^^

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