Okja


In un futuro immaginario, ma non così tanto surreale e lontano quanto vogliono farci credere, una multinazionale ha creato in laboratorio una nuova forma di suino, simile ad un incrocio tra un ippopotamo ed un maiale, ma di dimensioni decisamente superiori. Lucy Mirando, capo della multinazionale, ha affidato i maiali ad allevatori in giro per il mondo affinché, nel tempo di dieci anni, questi crescessero forti, belli e sani per poi essere spediti chi al macello, chi ad un concorso del maiale più bello. Mija è la figlia di uno di questi allevatori che, dall'età di 4 anni, si è presa cura del maiale a loro assegnato, soprannominato Okja, sulle montagne della Corea del Sud, sviluppando con lui un rapporto di fedele amicizia. Però, al termine dei dieci anni, come già sapevano, Okja avrebbe dovuto lasciare la Corea del Sud per tornare da dove era venuta: in America.


Follia, verità, compassione, tristezza e rabbia sono principalmente gli ingredienti di questo film che ha fatto molto parlare di sé negli ultimi mesi. Distribuito da Netflix e prodotto anche da Brad Pitt, è un film che ha voluto parlare di una realtà che purtroppo stiamo già vivendo, ma cammuffandolo da fantascienza, mettendo quindi al centro non una creatura esistente in natura, ma il cui paragone con gli animali realmente esistenti è immediato. Okja quindi non parla di un maiale creato in laboratorio, ma parla dei nostri maiali. Certo, il maiale protagonista del film è stato creato ai fini di un prodotto d'intrattenimento, quindi particolarmente sensibile per rendere il rapporto con la bambina praticamente unico, ma il risultato non cambia. 
In molti dicono che il regista Bong Joon-ho, dopo il suo mediocre Snowpiercer, non fosse intenzionato a creare un film di sensibilizzazione, quanto a creare un film unico. Che sia unico non ci sono dubbi, in alcune interviste infatti ha spiegato di voler creare un film che non potesse essere incasellato in un genere cinematografico in particolare, ma mi riesce difficile pensare che un regista che scrive di sua spontanea volontà un film con una trama simile, non ci creda profondamente.


Anche in questo campo, infatti, il regista ha confermato che al centro di Okja ci sia una forte tematica politica, particolarmente attuale in Canada e negli Stati Uniti, in cui sono già stati prodotti dei salmoni OGM e sono in fase di commercializzazione prodotti realizzati con essi. Perciò non solo non è il futuro, ma è già il presente. La scelta di creare il film in un'atmosfera quasi fiabesca, con addirittura espliciti riferimenti ad opere cinematografiche animate (ad esempio Il mio vicino Totoro dello Studio Ghibli) è dal mio punto di vista una forma di rispetto nei confronti del pubblico, un tentativo di ingannarli nel senso buono del termine, facendogli credere di guardare un film d'invenzione. Così facendo il messaggio arriva comunque forte e chiaro, fin troppo forte quasi, ma senza lasciare l'amaro in bocca alla fine della visione, con una conclusione infatti ben lontana dalla realtà, ma che fa ben sperare l'umanità in un briciolo di speranza per il futuro.
Per quella che è stata la mia esperienza, avendo già problemi per conto mio con la carne, è stata una visione quasi traumatizzante, essendo comunque già consapevole della condizione degli animali nelle industrie. Il disgusto per alcune immagini è stato tale da essermi faticosamente addormentata la sera stessa con il voltastomaco, non credo serva altro per descrivere la mia reazione.


Un cast preciso e straordinario aiuta ad addolcire la pillola, si trovano infatti Tilda Swinton, prima tra tutte, che aveva già lavorato con il regista proprio in Snowpiercer e, per l'occasione, anche sdoppiata, un'interpretazione straordinaria di Jake Gyllenhaal, ma ultimamente il ragazzo non ne sta sbagliando una, il sempre bravo e credibile Paul Dano, direttamente da The Walking Dead, Steven Yeun, Lily Collins e Giancarlo Esposito.
É un film a cui non manca nulla e per cui si premia il coraggio, la schiettezza, la crudeltà. Un po' come la protagonista Mija, il pubblico ripercorre nel film il passaggio dall'infanzia all'età adulta, aprendo gli occhi su quando sia sempre di più il denaro, purtroppo, a far girare il mondo, e quanto i valori vengano sempre più a mancare. Si sta andando verso un mondo arido, questo è secondo me il messaggio finale del regista, dopo quello animalista e ambientalista, si va verso un mondo in cui la stravaganza dei costumi coprono il sangue ed i profumi l'odore del massacro, si sta andando incontro ad un mondo falso, sbagliato ed il sogno è una delle poche cose che rimangono all'uomo.


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