The Handmaid's Tale - Prima stagione


Ci troviamo in un futuro prossimo verosimile in cui gli Stati Uniti d'America, rinominati Gilead, sono governati da un regime estremista che, per sanare una grave problematica di sterilità femminile e di uno scarso e decrescente numero di nascituri, punta al ritorno dei valori tradizionali della società rendendo le poche donne fertili rimaste oggetto della rinascita del paese.

Hulu ha prodotto questa meravigliosa serie tv tratta dall'omonimo romanzo della scrittrice canadese Margaret Atwood che, per il momento, è composta da una sola stagione di 10 episodi da 45-50 min, ma è già stata rinnovata per una seconda stagione.


June è la nostra protagonista, la nostra eroina moderna. Una donna a cui sono stati strappati figlia e marito e che, da un giorno all'altro, è stata inserita in una società che non era più quella che conosceva, con l'unico obiettivo di portare avanti la razza umana, ma soprattutto senza un briciolo di dignità. É quindi proprio la schiavizzazione sessuale il tema principale che va di pari passo con la donna oggetto. Non solo donna oggetto in sé, ma anche oggetto di violenza, fisica e psicologica, oggetto di derisione, oggetto a disposizione di una famiglia da servire. 
Ho ritrovato molto della serie, sia un po' per i costumi che soprattutto per la condizione in cui vive June (ribattezzata Offred in lingua originale-Difred in italiano), nel film Lady Macbeth, come a tutti quei film in costume che ritraggono la condizione femminile dell'Ottocento. Ma ciò che distingue la serie è la sua capacità di scuotere animo e coscienza dello spettatore, in particolar modo se donna, non me ne vogliano gli uomini ma certe cose credo che solo le donne possano capirle nel profondo, e quasi condividere lo strazio di June. La mia esperienza con la serie è stata qualcosa di completamente coinvolgente e affascinante allo stesso tempo, che ha creato in me un senso di repulsione che difficilmente mi è capitato di provare in passato. 


Una stupenda prova di questa attrice americana, Elisabeth Moss, che ho conosciuto con questa serie e che ha saputo, appunto, trasmettermi tutte le emozioni in questi dieci episodi fitti di vita. Si celebra la vita quando viene tolta la libertà e si combatte per la libertà stessa. Non abbiate paura di iniziare la serie per la tematica o per le immagini forti che potreste vedere; sicuramente ce ne sono, ma sono più le cose che non vengono fatte vedere o non vengono dette a ferire più in profondità il pubblico, perché la serie affronta questa terribile tematica con un occhio comunque abbastanza oggettivo, senza cadere eccessivamente nel dramma o nell'esagerazione, proprio perché ciò che viene raccontato basta e avanza per scuotere il pubblico. Infatti June è una donna forte, che combatte per i propri diritti ma senza cadere nel panico o nello sconforto, la serie non impietosisce il pubblico, ma lo coinvolge tanto da percepirla come reale, come se ci fosse qualche posto nel mondo che sta vivendo quella realtà.


Poi naturalmente è anche un modo come un altro per far ragionare il pubblico sulla condizione femminile moderna, su quanto sia cambiata nel tempo e su quanto ancora possa cambiare. June, come tutte le ancelle della serie nate dal romanzo, sono presto diventate un nuovo simbolo del femminismo e, a loro volta, cosplayers in tutto il mondo con una finalità più alta, più nobile.
É a mio avviso una serie che compie il suo lavoro in maniera soddisfacente, potente dal punto di vista visivo ma non perfetta. Certo è che entra nel cuore del pubblico e parla una lingua universale con molteplici chiavi di lettura. Aspetterò molto volentieri di tornare ad incazzarmi nella seconda stagione.



Commenti

  1. Una bomba.
    Non proprio una visione piacevole, però una visione necessaria.

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    1. Piacevole se non altro perché è fatta bene, per il resto invece un'inquietidine continua.

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  2. Come dicevo a Lisa, io uso il termine "femminismo" facendo smorfie su smorfie. Diffido dagli -ismi e dalle mode, infatti, ma credo nel rispetto. E secondo me la serie, oltre a parlare di donne, parla di un'umanità che resiste. Come sai, mi è piaciuta moltissimo. Sono curioso e preoccupato per la seconda stagione: il romanzo, infatti, finisce così. Per la Moss, una statua subito.

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    1. Io non mi sono mai definita femminista e anche io non adoro quel termine, ma qui mi pare che ci sia anche del forte femminismo, oltre a naturalmente molte altre cose e molti altri valori. Non mi sembra inappropriato se usato in queste circostanze.
      La seconda stagione mi preoccupa meno che in altre situazioni. Secondo me qui potrebbe venire bene.

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  3. Ho visto giusto ieri il primo episodio, buono sicuramente, ma non mi è sembrato in aria di capolavoro. Ovvio che dovrò aspettare di vedere la serie per intero prima di giudicarla e i giudizi di moltissimi che l'hanno vista mi confortano molto

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    1. Non è un capolavoro, ma è ben fatta e colpisce nel segno. Simbolicamente è enorme, ma di difetti, come dicevo, ne ha. Io l'ho vista con molto "piacere" perchè nonostante la tematica la si divora.

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  4. Una serie che colpisce duramente e che lascia il segno. Bell'articolo, spero non ti dispiaccia se lo segnalerò nel mio :)

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    1. Ti ringrazio Michele. No, anzi, mi fa molto onore.

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  5. Sul mio blog c'è un premio per te!

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