My Life Directed by Nicolas Winding Refn


Liv Corfixen, moglie del regista danese Nicolas Winding Refn, di cui dovreste sapere molte cose, dato che vi sto facendo una testa tanta negli ultimi giorni tra blog e fb, nel 2014 ha pensato bene di girare un documentario sulla loro vita di coppia durante le riprese di Solo Dio perdona.

Questo film, per quanto mi sarebbe piaciuto, purtroppo non si basa totalmente sulle tecniche di regia di Refn, anzi ben poco, Liv ha voluto rendere protagonista la loro relazione che va ormai avanti da vent'anni durante i quali hanno avuto due figli.
Non ci vuole molto tempo dall'inizio della visione per capire che il punto cruciale sono le difficoltà che una relazione di questo genere comporta; Liv e Nicolas, per quanto due artisti, sono persone normali, molto più normali di altri personaggi dello spettacolo, e per questo motivo aspirano ad avere una relazione fondata su basi solide, con i piedi sempre ben piantati a terra. Questo però non è del tutto semplice quando il lavoro del marito diventa per tutti così importante da dover spostare l'intera famiglia a Bangkok per sei mesi, allontanando i bambini dalla scuola e Liv dal suo sogno di una carriera tutta sua. Sono i problemi relativamente normali di una coppia normale, e questo fa specie se accostato ad un mondo che di normale ha ben poco.


Nicolas è un uomo molto introverso, assennato e alla ricerca della perfezione, distrutto dal pensiero di deludere il pubblico che inevitabilmente si aspettava un Drive 2 la vendetta mentre invece lui non ha assolutamente intenzione di farlo in tutta la sua vita, un uomo che a tratti sembra anche fuori luogo nel mondo lussurioso del cinema. Questa sua pazzia, tipica di un genio che sente il bisogno di reprimersi dettato dalla società, va inevitabilmente a ripercuotersi su Liz, che capisce di dover forse lasciar andare il suo sogno per aiutare Nicolas ad essere l'artista e il padre che vorrebbe essere.
Dando per scontato che tutto ciò che ci viene proposto sia vero e spontaneo, credo che questa sia una delle coppie cinematografiche più belle in circolazione. Non hanno ancora (e se avremo un po' di fortuna non lo avranno mai) quel successo popolare che spinge a disintegrare i valori, le menti, l'ispirazione artistica e il volere sempre superare se stessi. Non sono, o almeno così pare, una di quelle coppie finte, costruite a tavolino e di convenienza, ma come tutte le coppie vere hanno problemi che vanno risolti insieme. In un'intervista hanno dichiarato di volere l'uno il meglio per l'altra e che la loro fortuna è proprio quella di essere insieme per poter affrontare questo mondo spietato. Non posso far altro che pensare che tutto questo gli faccia onore, sono cresciuta con gli stessi valori di cui loro sembrano alimentarsi.


In secondo piano viene spiegato il rapporto tra Ryan Gosling e Nicolas, apparentemente non solo di lavoro ma anche personale ed affettivo. Pare che Ryan sia il primo attore con cui Nicolas si senta davvero in sintonia, riesca ad interpretare l'idea astratta e contorta che Nicolas ha di una scena e della sensazione che deve trasmettere, un po' come il rapporto tra Samuel L. Jackson e Tarantino. Non si può non intenerirsi davanti alla figura di Ryan che gioca, sempre tutto composto, silenzioso e con un filo di sorriso, con le figlie di Nicolas pensando ai suoi due bambini insieme alla compagna Eva Mendes.

E' quindi tutta questione di intimità e di romanticismo questo documentario, grezzo e reale, ritratto di un amore imperfetto che magari non tutti possono apprezzare. Credo che per entrare in sintonia con certe dinamiche di coppia si debba aver vissuto un rapporto di complicità almeno una volta nella vita, un rapporto non sempre sereno, ma con momenti di difficoltà.
Io, che in fondo sono una romanticona e mi sciolgo per certe cose, l'ho trovato un quadretto semplice e carico di riflessione, ogni fotogramma tratteneva dentro una malinconia che le parole non potrebbero descrivere.






Commenti

  1. Non lo conoscevo, ma sembra decisamente interessante.
    Quasi quasi per approfondire la conoscenza di Refn lo recupero...

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  2. Questo documentario è stato fondamentale perché io iniziassi a considerare Refn uno di quei registi di cui dovrò assolutamente completare la filmografia, tipo Tarantino, per intenderci. Mi mancano i suoi primi film e anche Bronson. Li recupererò al più presto. Di sicuro tutti quelli che ho visto finora (Drive, Only God Forgives e The Neon Demon) mi sono piaciuti tantissimo, in particolare... TUTTI E TRE!!! :-)

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    1. Sono assolutamente sulla stessa lunghezza d'onda. Anche a me mancano i primissimi ma, come ti ho già detto, si sta davvero riservando un posticino nelle mie preferenze.
      Comunque Bronson è pazzesco, come tutti quelli che abbiamo visto xD faccio fatica a sceglierne uno tra tutti.

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  3. Sembra davvero curioso come progetto, anche se il pensiero di una donna che annulla la propria ambizione per assecondare quella del marito un poco mi rende perplesso...

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    1. È la stessa cosa che ho pensato io, da una parte è pieno di esempi di questo genere, dall'altro però magari questo documentario è anche un modo per mettersi in carreggiata.

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