La pazza gioia


A Villa Biondi, una struttura di Pistoia che ospita donne con disturbi mentali, si incontrano Beatrice, donna logorroica ed estroversa allontanata sia dall'ex marito sia dall'amante, e Donatella, giovane madre con gravi problemi di depressione a cui hanno tolto la tutela del figlio. Sentendosi subito in sintonia, le due donne un giorno approfittano di un fraintendimento della struttura che le ospita per scappare.

Vincitore come Miglior Film ai David di Donatello 2017 l'ultimo film di Paolo Virzì toglie per un soffio il premio ad Indivisibili, di Edoardo De Angelis, che ha vinto ben sei premi quella stessa sera. 
Fortunatamente di quella serata di premiazione mi ricordo ben poco, a parte l'orribile clima che aleggiava nella sala ed una freddezza che non ha mai contraddistinto gli italiani e le loro manifestazioni. Una cosa che mi ricordo bene è il discorso di ringraziamento di Valeria Bruni Tedeschi, una delle due protagoniste del film che poi è andato a vincere, che si è portata a casa il premio come Miglior Attrice Protagonista per questa interpretazione. Il suo discorso da una parte ha confermato la mia sensazione, ovvero che la Bruni Tedeschi proprio normale normale non è, ed inoltre mi ha incuriosita a tal punto da spingermi a recuperare il film.


Non che Virzì abbia mai, per quel poco che ho visto io, sfoderato una regia manieristica, è piuttosto un regista moderno che sta svecchiando il cinema classico italiano (quello bello, non del cinepanettone), ma qui ho trovato che nella semplicità delle immagini e delle riprese, forse per i colori stupendi della Toscana, nel film aleggi una storta di perfezione perenne, una sensazione di pace interiore che poche volte in passato ho trovato in film drammatici.
La pazza gioia tocca argomenti delicati, un mix di situazioni complesse che vengono trattate con una delicatezza tale da non apparire ciò che sono in realtà con violenza, ma come se ci fosse un muro protettivo tra la sua macchina da presa e l'immagine stessa, come a voler addolcire al pubblico il racconto. D'altronde solo con una delicatezza tipica femminile può raccontare a certi livelli nel cinema argomenti come la depressione, il rifiuto, la negazione del proprio figlio, la diversità stessa che in pochi riescono a comprendere, ad apprezzare.


Nel tentativo di coinvolgere il pubblico in situazioni nelle quali è anche abbastanza complesso immedesimarsi, Virzì ha creato un road movie non convenzionale, patinato, arricchito dei colori pastello anni '50 e da paesaggi quotidiani che diventano subito "da film". 
Ma sono le interpretazioni di Valeria Bruni Tedeschi e di Micaela Ramazzotti a fare l'altra metà del gioco. La Bruni Tedeschi ha creato un personaggio memorabile, odioso ed amabile allo stesso tempo, caratterizzato da un temperamento senza paragoni e di cui sono abbastanza sicura ci sia molto di personale. Micaela Ramazzotti è riuscita finalmente a piacermi, forse perché quando recita la sua naturale freddezza che invece è solita mostrare in altre occasioni di colpo sparisce, creando una donna nuova, fragile, con un accento pisano a dir poco perfetto, lei romanissima. Entrambe completamente credibili, divertenti, dimostrano una sintonia eccezionale e lasciano l'amaro in bocca.


Volendogli trovare un difetto è la narrazione a non essere perfetta e che ho trovato si dilungasse un po' troppo su alcuni punti, divagando notevolmente dalla trama centrale per una scena in particolare che ho trovato fin troppo lunga, e forse per una mancanza di coinvolgimento quello vero, emotivo. Mi ha più impressionata da un punto di vista tecnico, della trama e della piacevole messa in scena nel complesso.


Commenti

  1. Questo si che è un bel film, Virzì colpisce sempre positivamente e non sbaglia un film ^_^

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    1. Perlomeno per quello che ho visto fino ad ora mi è piaciuto tutto ^^ condivido

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  2. Bellissimo e, quando l'ho visto a casa, ho pianto quello che non avevo pianto la prima volta al cinema. Complice la Ramazzotti nel monologo sul lungomare, che ho trovato straziante.
    Un altro che amo molto, di Virzì, è Tutti i santi giorni. Una commedia atipica, quasi indie, con un Marinelli molto molto me.

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    1. Marinelli *.* devo recuperarlo. A me è piaciuto molto Il capitale umano, che mi ha emozionata piú di questo. Come dicevo, questo mi ha emozionata meno del solito, ma è comunque molto ben riuscito.

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  3. A me invece ha convinto più a un livello emotivo che non tecnico. Ovviamente però è una questione molto soggettiva e quindi posso capire il tuo punto di vista... ;)

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    1. Certo, naturalmente. Purtroppo non mi ha emozionata piú di tanto.

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    2. Sono d'accordo con Marco, anche io l'ho trovato ottimo sul piano emotivo, poi interpreti in gran spolvero, belle immagini, un bel cinema italiano.

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    3. È vero, una bella fotografia, però purtroppo non sono riuscita ad immedesimarmi molto.

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  4. Un Virzì tornato a ottimi livelli, coraggioso nell'affrontare un tema assai scomodo e difficile da portare sullo schermo come quello dell'instabilità mentale. Bravissime le due protagoniste, con menzione speciale per Valeria Bruni Tedeschi. La Ramazzotti invece comincia a diventare un po' "schiava" del suo personaggio

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    1. Io l'ho trovata molto brava anche lei, anche se forse un po' oscurata dalla Bruni Tedeschi, qui enorme davvero.

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  5. Virzì è probabilmente l'unico regista italiano in grado di reggere il confronto con i maestri della commedia... e l'unico che riesce a convincermi a guardare questo tipo di film! La Pazza Gioia non è tra i suoi film che preferisco, ma è comunque davvero bello, soprattutto per le interpretazioni delle protagoniste. E hai ragione su Valeria Bruni Tedeschi, ho sempre pensato anche io che non fose normale :D

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    1. Io non impazzisco per la commedia italiana, anzi, ma ultimamente il cinema italiano si sta riprendendo, con la differenza che Virzì non se n'é mai andato.
      La Bruni Tedeschi normale normale non è xD ma ci piace così.

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  6. Un gran film e Virzì è uno dei miei preferiti in Italia. Grandissima la Ramazzotti, ma qui la Bruni Tedeschi con il suo personaggio si mangia letteralmente lo schermo!

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    1. Si appunto, non so quanto abbia recitato, ma il risultato è di livello.

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