Bojack Horseman


In un mondo in cui animali antropomorfi convivono con gli umani, in una villona di Hollywoo, vive Bojack, un cavallo depresso cronico che vive di rendita dopo il successo della sitcom che lo vedeva protagonista anni prima, ma grazie alla quale non riesce a far decollare la prorpia carriera.

Non sono molte le serie animate di alto livello e di serie animate come Bojack Horseman non ce ne sono proprio. In questo caso parliano di una serie animata pensata esclusivamente per gli adulti che è già arrivata alla conclusione della quarta stagione e che ha il superpotere di entrare nella testa di qualsiasi fortunato che si decide a guardarla. 


Sarete spettatori della vita senza soddisfazioni di Bojack, dei suoi continui sbagli, del suo egoismo, della sua eterna battaglia con se stesso. Ogni stagione che passa si scopre qualcosa di più del nostro protagonista sfortunato nella vita, iniziando dalle sue conoscenze fino a finire con il suo passato nella quarta stagione appena terminata. 
Penso che ciò che rimane più nel cuore di questa serie siano alcune riflessioni, in realtà molto comuni negli episodi, che hanno la capacità di farti riflettere ed immedesimarti anche in personaggi che con la tua vita non centrano niente, eppure ti toccano nel profondo.
La commedia di Bojack è del tutto personale, ogni episodio è diverso da quello precedente ma si fondono in un unico film, e, non appena la inizi, l’unica cosa che vuoi fare nei momenti liberi è far partire il prossimo episodio, per dimenticare il tuo mondo e ricongiungerti con il tuo amico equino, che in qualche modo ha bisogno di te.


La scelta dell’animazione è stata fatta sicuramente per bilanciare una certa pesantezza di tematiche e di atmosfere e non si scherza quando si dice che non sia adatto ai bambini, si toccano problematiche come la dipendenza, il sesso, la morte, l’amore ma soprattutto la depressione, ed il fatto che le immagini mostrate siano molto colorate e, appunto, siano animate, oltre ad evitare di trascinare anche lo spettatore nella depressione, permette alcuni strappi alla regola dal risvolto comico.


Lo humor della serie è unico e si fa in mille, nel senso che è pieno zeppo di frecciatine ironiche e gang tra una scena e l’altra che hanno a che fare principalmente con l’antropomorfizzazione degli animali, spassosissimi e geniali, e inoltre, essendo ambientato ad “Hollywoo”, è disseminato di guest stars spesso e volentieri trasformati in animali, e qui mi ricorderò per sempre di Quentin Tarantulino.


Come dicevo, ad ogni stagione che passa si entra sempre di più nella vita privata di Bojack, cercando di capire cosa lo abbia reso tanto irascibile e asociale. Dopo una terza stagione che sembra più un gioiellino, pieno di riflessioni strappalacrime e scene psichedeliche, la serie ci risbatte con i piedi per terra nella successiva, forse la più triste, cupa e bella stagione fino ad ora. Questa è un’altra grande caratteristica di Bojack Horseman, ovvero che, mentre tutte le altre serie arrancano fino all’ultima inguardabile stagione, lei, per rimanere in tema, fa come il vino, migliora di anno in anno.


Quindi credetemi se vi dico che in questi casi l’unica scelta buona che possiate fare è quella di iniziare a guardarla, perché, appena lo avrete fatto, vorreste non finisse mai. Voi diventerete lo psicologo di Bojack, e lui il vostro, e in men che non si dica vi sarete già affezzionati ad una serie su cui non avreste mai scommesso.



Commenti

  1. Dici bene... non gli avrei dato mezzo euro e la sto andando.
    La cosa destabilizzante è che con quello humour assurdo ti fa venire mal di pancia dal ridere... salvo poi sbatterti in faccia che non c'è proprio nulla di divertente.

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  2. Sono d'accordo. Una serie che continua a tenersi a livelli altissimi e a migliorare sempre di più. La quarta stagione era partita con calma, ma dall'episodio 9 in poi è uno spettacolo.
    Lunga vita all'uomocavallo!

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