Viaggio nella storia del cinema: La corazzata Potëmkin


Dopo la rivoluzione bolscevica del 1917, il cinema sovietico vide un'enorme crescita con la nascita di quasi 30 case di produzione. Inizialmente l'approccio del pubblico al cinema fu modesto, ma nel giro di pochi anni le maggiori case di produzione cedettero il controllo ad un nuovo organo di controllo, il Narkompros. Negli anni '20 Lenin impose una cinematografia d'intrattenimento e d'istruzione, iniziando così ad utilizzarla come mezzo di propaganda; dopo la metà degli anni '20 aumentò la censura che favorì la produzione interna e la nascita di una nuova generazione di registi, tra i quali proprio Sergej Ejzenstejn. 

Sergej Ejzenstejn fu il massimo esponente del cinema sovietico ed i suoi film possono essere considerati parte dei due movimenti degli anni '20 sovietici, ovvero il Realismo socialista ed il Costruttivismo, due movimenti storicamente poco distanti l'uno dall'altro ma anche simili per le loro caratteristiche; tutti e due avevano in comune il dovere nei confronti del partito comunista, la centralità della massa popolare, e l'astensione completa al formalismo (ovvero allo sperimentalismo) in quanto i messaggi da proferire al popolo dovevano essere chiari e comprensibili da tutti e, non meno importante, l'attenzione al montaggio, di cui parleremo in seguito.
Caposaldo di questo periodo storico sovietico è proprio La corazzata Potëmkin di Ejzenstejn del 1925.


Uno dei film più discussi della storia del cinema, amato e detestato, è un film corale, perciò non racconta la storia di singoli individui ma di due gruppi distinti: quello del proletariato e quello della borghesia. Grazie a questa differenziazione, il processo di identificazione su cui fa punta il cinema propagandistico sarà qui in forma allargata e mirato ad una classe sociale quale il proletariato. 
Il film mette in scena la Rivoluzione di Odessa, la riproduzione realistica della lotta di classe avvenuta sulla corazzata e la famosa scena finale sulla scalinata.
Un carattere che spicca subito all'occhio della pellicola se visto oggi è l'infinita lentezza delle parti descrittive che, essendo abituati al cinema di oggi, paiono a noi ancora più lente ma che per l'epoca erano considerate del tutto normali. Le scene invece così dette "d'azione" del film, come quella del conflitto fisico sulla scalinata, sono caratterizzate da una rapidità a noi più familiare. Queste sequenze più veloci erano considerate ai tempi tamburo ottico, ovvero un susseguirsi rapido di immagini che durano pochi secondi e che imprimono delle sensazioni nel pubblico.
Un altro elemento di innovazione proprio introdotto dal regista è stato il montaggio delle attrazioni. Ejzenstejn fa del montaggio uno dei suoi principali mezzi di comunicazione per coinvolgere il pubblico ed indurlo a giungere a particolari conclusioni, facendo diventare il montaggio il principale mezzo cinematografico del periodo. Ejzenstejn era convinto che, attraverso questa tecnica, rappresentando immagini drammatiche e per il tempo shockanti, si potesse colpire lo spettatore dal punto di vista emotivo, passando attraverso una fase di aggressione iniziale per indurlo ad alcune precise conclusioni, in questo caso la violenza insensata della borghesia.


La sua era una denuncia del conflitto, della mancanza di dignità e di diritti umani. E' proprio il conflitto a fungere da motore d'azione. La divisione tra proletariato e borghesia sulla corazzata venne marcato in più modi, ma il fattore scatenante fu l'episodio della carne avariata, data come pasto al proletariato che, ovviamente, denuncia il sopruso alla borghesia e chiede spiegazioni. Il nocciolo della scena sta proprio nell'arrivo del dottore (figura determinante) che ispeziona la carne per un lasso di tempo che a noi pare durare un'eternità e, mentendo, la ritiene commestibile. Il dissidio a questo punto diventa sempre più fitto e sfocia nell'ammutinamento degli ufficiali che si oppongono al sopruso della borghesia e si rifiutano di sparare ai marinai.
Il conflitto viene utilizzato per sottolineare l'indignazione nei confronti dell'ingiustizia, e infatti non viene mai mostrato il dolore della borghesia (umana anch'essa) ma viene rappresentata come una macchina, alienata. E' qui che risiede la propaganda. Mentre la borghesia viene rappresentata dalla postura rigida, con i fucili spianati e dall'aria severa, gli operai devono combattere per la sopravvivenza della loro classe e puntano sulla fratellanza. Qui il montaggio alternato mostra la disparità tra buoni e cattivi.


L'utilizzo massiccio dei Leit-Motiv aiutava il processo di comunicazione del messaggio e sarebbero, molto semplicemente, delle figure ricorrenti e dal forte significato. Un esempio perfetto è la figura del dottore o, ancora meglio, quella dei suoi occhiali che vengono a lungo accostati alla carne in putrefazione e che, con l'aiuto del montaggio alternato e del primo piano, vanno a sottolineare l'ipocrisia del medico che nega l'evidenza, e quindi l'umiliazione. Altro esempio di Leit-Motiv è la figura dei fucili spianati, simbolo della macchina da guerra borghese.
Il montaggio delle attrazioni, per la durata del film, distribuisce immagini sempre più violente, esplodendo verso la fine con molta aggressività. Questo climax ascendente non è dato solamente dal contenuto delle immagini ma anche dal modo in cui sono state messe in relazione.


Negli stessi anni '20, ad interrogarsi sulla potenzialità di queste associazioni, ci furono anche i registi Kulesov e Pudovkin, i quali misero in atto un curioso esperimento: in una sala di proiezione proposero a delle persone ignare l'accostamento di una singola immagine di un divo dell'epoca con l'immagine di una bambina che gioca, quella di un piatto colmo di cibo appetitoso, e quella di una donna affascinante adagiata su un divano. Il pubblico, alla fine della proiezione del montaggio, delirava di entusiasmo per la bravura dell'interpretazione dell'attore che in realtà non recitava affatto, l'immagine era sempre la stessa. Creando dei nessi associativi tra le immagini, il meccanismo avviene spontaneamente e si dedusse che ad essere importante non fosse tanto la bravura di un interprete, quanto un buon montaggio e la teoria prese il nome di Effetto K o Effetto Kulesov. In questo periodo nacque proprio il realismo socialista, che di reale non aveva proprio niente in quanto a recitare ne La corazzata Potëmkin erano persone comuni, a stabilire il contatto con il pubblico, infatti, sarebbe bastato il montaggio.
Sta a voi, perciò, decidere se essere d'accordo o meno con Fantozzi, ma una cosa è certa, per gli anni che correvano tecniche come queste erano considerate a dir poco geniali.

Commenti

  1. Visto a lezione di Storia del cinema, il primo anno.
    Certo, sapendo cosa si vede...
    Però, nel dubbio, lì per lì, la pensavo come Fantozzi! :)

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    1. Proprio per quello ne parlo ^^ è l'unico modo per lasciare le persone libere di farni un'idea personale

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  2. Il problema è che se non avessi visto Fantozzi probabilmente l'avrei anche visto e forse mi sarebbe piaciuto, anche se in fin dei conti è proprio l'argomento non personalmente interessante che non mi convince e poi secondo me lui aveva ragione...in ogni caso davvero coraggiosa ma brava ;)

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    1. L'argomento penso che non sia interessante perchè oggi la battaglia tra le classi non esiste più in quel modo, sta tra le righe della vita quotidiana, ma credo proprio che non si possa dire con certezza per gente delle nostre generazioni se il film piace o no, penso si possa solo guardare come metro per il cinema di oggi e per il futuro. Infatti non do, in questa collana di recensioni, un giudizio personale, se non dicendo che trovo molto affascinanti le tecniche che venivano scoperte e sperimentate. Il metro di paragone con oggi è troppo diverso per poterlo giudicare in modo soggettivo, sono di questo parere.

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  3. Beh è grazie alla "La Corazzata Kotiomkin" che ho conosciuto "La Corazzata Potëmkin" :)

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    1. Immagino che sia abbastanza normale, anche io l'ho conosciuta sentendo parlare di Fantozzi, ma la cosa triste è che la maggior parte delle persone disinformate non vanno oltre. E intendo le persone che si interessano al campo almeno un po'.

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  4. Non ho mai trovato il coraggio di vederlo, ma penso potrei non godermelo appieno ridendo tutto il tempo pensando alla scena di Fantozzi

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