I Tenenbaum - Per la serie "Le 50 sfumature di Anderson"


Oggi ho intenzione di inaugurare una nuova rubrica dal nome "Le 50 sfumature di Anderson".
Dato che negli ultimi giorni sono tutti impazziti per quella porcheria, io mi sono imposta di dare il mio contributo al suo immediato aborto. Detto questo, dato che la visione di Grand Budapest Hotel mi ha a dir poco fulminata, e siccome non conoscevo prima di quel giorno il regista in questione, ho deciso di dedicargli alcune ore a mia disposizione per scoprirlo e proporlo al pubblico.
Questo è stato quindi il suo secondo film che ho visto. Iniziamo dal principio.

I Tenenbaum sono una di quelle classiche famiglie che si è soliti definire "incasinate".
Royal ed Etheline sono marito e moglie separati ma mai ufficializzando il fatto, al loro seguito ci sono Chas, Margot e Richie, i loro tre figli.
Royal non ha mai avuto un buon rapporto con i figli e gli anni passano per tutti. Un bel giorno, mentre ognuno era impegnato a vanificare la propria vita, Royal si presenta dalla moglie e dai figli dopo anni di assenza fingendo una malattia semplicemente per cercare di riallacciare i rapporti.


Il terzo lavoro di Anderson, che risale al 2001, studiando un po' il suo caso, lo si può definire ancora una specie di ricerca. Tutti i registi, all'inizio della loro carriera, producono ma continuando a riflettere su quale sia davvero il proprio stile finale, cercando di migliorarsi di continuo. Dopo aver visto Grand Budapest Hotel, ho proprio avuto la sensazione che ai tempi ci stesse ancora lavorando.
Questo film, come un po' tutti i suoi, sono di base delle commedie ma che racchiudono sempre delle tematiche tristi e riflessive. 
Una delle cose che si nota immediatamente quando inizi a guardare i suoi film è che gli attori con i quali lavora sono sempre gli stessi, tendono a ripetersi di continuo. Fin dal suo primo film, infatti, ha collaborato con i fratelli Wilson, che ho scoperto essere ben tre (a parte Owen che ormai conoscono tutti). Owen, in particolare, non solo in questo caso lo ha aiutato anche con la sceneggiatura, ed il fatto che Anderson preferisca lavorare sempre con gli stessi attori, ti fa sentire un po' come in famiglia quando guardi un suo film. 
A ritornare sistematicamente, a parte Owen e Luke, sono anche Ben Stiller, inseparabile da Owen e Bill Murray.
In questo film fanno eccezione una giovanissima ed irriconoscibile Gwyneth Paltrow, perfetta nel ruolo di una ragazza depressa cronica, Gene Hackman, Anjelica Hutson che io conosco per l'odioso ruolo ne L'Asilo dei papà (che amavo da bambina xD).
Eccentrico ed incredibilmente singolare, Anderson pur raccontando di una semplice famiglia con problemi da famiglia ti ipnotizza e ti rilassa, i suoi non sono mai film troppo impegnativi, basti pensare, appunto, che la sceneggiatura è co-scritta da Owen xD.
La sua particolare regia può non essere apprezzata da tutti ma di sicuro quei pochi la capiranno appieno, se guardandolo iniziate a pensare che questo regista è un pazzo, lui ha centrato il suo obbiettivo, diventando, automaticamente, un genio.



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